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La Cina riduce le tariffe dell’import. Anche per l’abbigliamento Una notizia alla quale guardano con interesse pure i produttori pugliesi

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Pellicce: dal 23 al 10 per cento. Abbigliamento: dal 14 al 7 per cento. Alcuni degli esempi per il calo delle tariffe di importazioni in Cina, annunciato dal ministero delle Finanze e ancora prima dallo State Council. Sarà attuato da lunedì prossimo, 1 giugno. Significa, in linea di massima, che sarà più facile esportare nel Paese che rappresenta attualmente il mercato mondiale più importante. Quello del lusso, per esempio, vale 330 miliardi di dollari, dati relativi all’anno scorso. Ancora sono da comprendere, nel dettaglio, i meccanismi di tale annunciata riduzione ma per le aziende, anche italiane, e nello specifico anche pugliesi, questa potrebbe essere una buona notizia. La Cina prende un’iniziativa di questo genere per limitare l’acquisto di prodotti, da parte dei consumatori cinesi, all’estero: 140 miliardi di dollari spesi l’anno scorso da turisti cinesi. Far acquistare prodotti esteri al dettaglio in Cina è dunque il senso della nuova linea politica, con la riduzione delle tariffe di import: scarpe da ginnastica dal 22 al 12 per cento, pannolini dal 7,2 al 2 per cento.


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