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Matera: c’era una volta In via delle Beccherie

MATERA VIA DELLE BECCHERIE scaled

Di Nino Sangerardi:

In questo tempo dissennato forse è utile ricordare che “La tradizione è custodia del fuoco, non adorazione della cenere”(Gustav Mahler).

Pertanto in Matera, sito Unesco dal 1993 e capitale europea della cultura anno 2019,  a novembre 2023 si osserva  Via delle Beccherie(già Via Regina Margherita in onore della regina d’Italia) preda di quel turismo eccessivo che stravolge soprattutto la città storica a livello economico sociale e di relazione.

Brulicante perlopiù di negozi, desinare nella  grotta piena di umidità secolare o dentro l’incredibile gazebo di plastica , locali zeppi di bigiotteria e cianfrusaglia ispirate ai Rioni Sassi, piccoli bar e ristoranti e gelaterie e pizzerie, bugigattolo stracolmo di bibite e caffè automatico e comitive di gitanti, nonché quelli che scattano foto e selfie da vico Lombardi credendo di essere all’interno del Sasso Caveoso :  la città che si è adeguata ai turisti, non l’inverso.

Un sistema che organizza pseudo bisogni di viaggio, alimenta pulsioni regressive, elimina finanche le più elementari memorie storiche dei luoghi, determina “l’io voglio super individualista” e non il

“ si auspica un poco di cultura” : gente felice di essere oppressa che adora le tecniche digitali che liberano dalla fatica di pensare.

Fenomeni antropologici e sociali ben descritti da Aldous Huxley nel libro “ Ritorno al Mondo Nuovo” anno 1958, dall’inesausta forza profetica,  e dal sociologo Neil Potsman nel testo “Divertirsi da morire” anno 1985. Qui si legge  : “ Allorchè una popolazione è distratta da cose superficiali, quando la vita culturale è diventata un eterno circo di divertimenti, quando ogni serio discorso pubblico si trasforma in un balbettio infantile, quando, in breve, un intero popolo si trasforma in spettatore  e ogni affare pubblico in vaudeville, allora il Paese è in pericolo, la morte della cultura è chiaramente una concreta possibilità…Ci sono due modi per spegnere lo spirito di una civiltà. Nel primo—quello orwelliano—la cultura diventa una prigione. Nel secondo—quello huxleiano—diventa una farsa. In breve, Orwell temeva che saremmo stati distrutti da ciò che odiamo, Huxley da ciò che amiamo. Il mio libro si basa sulla probabilità che abbia ragione Huxley e non Orwell”.

Via delle Beccherie o dei Boccieri, vale a dire macellai,  dalla metà del XVI secolo diventa significativo asse urbano caratterizzato dalla presenza di ferrai, botteghe artigiane, macellerie.

Formato da sottani e soprani di proprietà della Chiesa di San Francesco, nuclei abitativi e quindi Porta Pepice.

Di quest’ultima il Reverendo D. Francesco Paolo Volpe nella monografia “Memorie storiche profane e religiose su la città di Matera.A.D. 1818” racconta : “Porta Pepice, così denominata da una guerra, in cui la città per questa porta si rese a patti al nemico, detta poscia la Porta del Sambuco come da in strumento del 1452, la quale tuttavia è in essere nella strada detta le Beccarie, accanto le abitazioni del signor Giudicepietro”.

Si ipotizza che Pepice fosse il nome di una famiglia nobile residente a Matera nel 1112. Porta che dotata di un ponte elevatoio costituiva la zona per il pagamento della gabella d’ingresso.

Smontata nel 1965, a fronte dell’abbattimento di Palazzo Miccolis per poter realizzare il nuovo edificio UPIM, non è stata più ricostruita. I conci, rilevati e catalogati, sarebbero stati depositati in una cantina nei pressi di Vico Commercio. Il progetto di ripristino, approvato dalla Soprintendenza beni architettonici, presentato al Comune ma di cui si sono perse le tracce.

Risulta tutt’oggi attivo lo storico Grande Emporio Morelli fondato il 19 aprile 1883 da Michele Acito, trisnonno dell’attuale titolare Biagio Emanuele Morelli. A pochi metri di distanza c’è la Libreria Dell’Arco operativa dal 1990, con suggestivo affaccio sui Sassi e Altopiano di Murgia Timone, specializzata in testi di letteratura umanistica e locale, architettura, storia e geografia. Spazio dove si svolgono incontri con scrittori editori e cittadini, e ci si intrattiene per conversare, leggere libri ben selezionati.

Una Via fotografata nel 1952 da Henri Cartier Bresson durante il suo primo viaggio in Lucania. Ecco : ritrae il Caffe Elena con il barista sull’uscio, un anziano vicino la bicicletta e una signora che cammina pensierosa. Immagine di vita quotidiana che spiega in modo ineccepibile la dimensione umana, forma e luce, il sentimento del tempo, la capacità narrativa del luogo.

Luchino Visconti tra gli anni 1959-1960 giunge– insieme al direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e al fotografo di scena Paul Roland– in Basilicata. Scattano 236 fotografie nei Sassi Barisano e Caveoso, in Matera e Pisticci.

Cerca volti, paesaggi, arredi, case,vicoli, usanze, sguardi,fisionomie, linguaggi, architetture, quadri  e movimenti di abitudini giornaliere.

Un’esperienza diretta da riversare nella preparazione del capolavoro “ Rocco e i suoi fratelli” che per la prima volta nella storia del cinema valorizza i rapporti tra diverse culture e sistemi di vita : quella lucana, del sud Italia e l’emigrazione che insegue disperatamente il miracolo economico e industriale  del nord Italia.

Tra le sequenze visive l’occhio di Visconti e dei fotografi consacra in bianco e nero “…un macello di carne equina in Via delle Beccherie”.

Già, a futura memoria.

 




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