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Violenze a livello di boss malavitosi, spaccio, pure l’orgia in caserma: Piacenza, le contestazioni ai carabinieri arrestati Torino, inchiesta per violenze sui detenuti: intervento del sindacato

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Violenze a livello di boss malavitosi nei confronti, non di rado, di cittadini innocenti. Contestato il reato di tortura. Spaccio di droga organizzato durante il periodo dell’emergenza corona virus. C’è pure, nell’elenco delle contestazioni, un’orgia nell’ufficio del comandante di stazione. La vicenda della caserma dei carabinieri di Piacenza lascia attonito un Paese. Sei arrestati di cui uno ai domiciliari, altre quattro misure cautelari. Fra i destinatari (non agli arresti) pressoché tutti di origine meridionale, almeno un pugliese. Tutti sospesi dal servizio con effetto immediato.

Fra l’altro, scorgendo fra i profili di alcune persone accusate, si nota in almeno un caso la chiara ispirazione fascista. L’apologia del fascismo non doveva già essere qualcosa di cui rispondere?

Da Piacenza a Torino: nella vicenda riguardante il carcere piemontese fra gli indagati il direttore pugliese del penitenziario.

Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Fns Cisl:

La FNS CISL PIEMONTE è impegnata a risolvere i problemi del personale in divisa, impiegato nei vari Istituti penitenziari della Regione Piemonte”, lo dichiara Antonio Napoli, segretario generale della federazione della sicurezza nazionale della Cisl Piemonte che rappresenta la Polizia penitenziaria ed i Vigili del Fuoco. “Siamo molto preoccupati, dopo aver appreso le ultime notizie pubblicate dai locali mass-media che hanno riferito la chiusura delle indagini su le presunte torture attuate nei confronti di alcuni detenuti reclusi nel carcere di Torino, notificata a circa 25 colleghi, nonché al Comandante del Reparto ed al Dirigente dell’Istituto”.
Continua il sindacalista “offriamo la nostra più sincera solidarietà al personale indagato. Nello stesso tempo confidiamo e nutriamo una profonda fiducia nel lavoro che la magistratura dovrà  ancora svolgere ed è per questo motivo che siamo convinti che questa tragica vicenda, si concluderà certamente in maniera favorevole nei confronti di tutto  il personale coinvolto”.
“Chiediamo però alla politica nazionale – conclude NAPOLI – di rivedere non solo l’impianto complessivo del del reato di tortura, ma anche di trovare in sede legislativa, nuovi strumenti di sostegno in favore del Corpo di Polizia penitenziaria, che siano idonei ad operare all’interno del carcere in totale sicurezza, soprattutto per quel che concerne gli interventi in casi “particolari”, quali le rivolte o le aggressioni, senza che il personale abbia la costante paura di essere indagato o processato per fatti inerenti il servizio”.




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