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Calcio: a che gioco giochiamo? Camorra, sequestri, partite farsa. E c'entra pure la Puglia

pallone manette

Dopo decenni a raccontare il pallone domenica dopo domenica, a uno viene una sorta di disgusto nel verificare che quanto racconta, è stato deciso chissà dove. Così, da calciopoli, meglio fare un passo indietro. Ma anche da quel passo indietro, da quello sguardo meno impegnato, del pallone uno si interessa comunque. Ed è un erroraccio, perché frequentare questo calcio non di rado è conferma di quanto fosse giusta la decisione, difficile, del passo indietro.

Bene, detti alcuni fatti personali (e dunque non significativi per i lettori) per introdurre l’argomento, ecco appunto il tema: ma che razza di cosa è diventato il calcio? Ai livelli più bassi, va a finire che la cosa più sana è la rissa di Cisternino-Real Sannicandro, otto denunciati. Ma gli interessi, i soldi che girano, la malavita che in talune circostanze non fa più neanche capolino me è presenza opprimente quanto ricca, tutto ciò caratterizza le situazioni che anche da qui, ogni domenica pomeriggio, vengono aggiornate. E riguardano non da lontano le squadre dei nostri territori.

Nel fine settimana si è raccontato di Mariano Keller-Taranto 1-5, bel successo dei rossoblu. Oggi dobbiamo raccontare del sequestro della Mariano Keller, la società titolare della squadra che sabato scorso ha affrontato il Taranto. Nel blitz anticamorra con novanta arresti in varie regioni, c’è pure il sequestro della società calcistica, perché, sostiene l’Antimafia, “acquisita con denaro riciclato”. La camorra si è data al pallone, alla “lavatrice” costituita dal far girare soldi nel mondo del calcio. Il centro sportivo al quale fa capo la squadra allenata da Ciro Muro (ex del Taranto, oltretutto) è considerato dagli inquirenti un tranquillo centro di incontro per i vertici della camorra, del clan Contini cui fa capo, secondo l’accusa, quel Salvatore Righi presidente della Mariano Keller. Fra l’altro, nell’inchiesta c’entra in pieno anche una squadra pugliese, il Gallipoli: nel 2008-2009 si realizzò una frode, in occasione di Real Marcianise-Gallipoli, finalizzata a favorire i salentini che poi andarono anche a finire in serie B. Real Marcianise che quest’anno è primo in serie D girone H, un punto sopra al Taranto. A metter giù l’accordo fraudolento di cinque anni fa, secondo l’accusa, ci fu tra gli altri (insieme a Salvatore Dimitri) Giuseppe Giannini, quello che faceva il numero 10 della Roma e della nazionale di calcio, e che allenava il Gallipoli ai tempi della presunta frode. Che bella roba. Tutta da provare naturalmente. Fino a prova contraria sono tutti innocenti.

E basta andare a ieri per un’altra vicenda vergognosa, quella della Nocerina che milita in legapro prima divisione girone B, il girone di Barletta e Lecce. Ieri, nel processo sportivo per la farsa di Salerno, con Salernitana-Nocerina finita dopo pochi minuti a causa dell’ammutinamento in blocco dei giocatori rossoneri, l’esponente dell’accusa, Palazzi, ha chiesto l’esclusione dal campionato della Nocerina e squalifiche per allenatore e undici giocatori. Il presidente si è dimesso. E anche a Nocera ci sono problemi con la giustizia ordinaria da parte di chi mette (o metteva) soldi nella Nocerina. Due esempi delle ultime ore. La paura tremenda, per chi ama il pallone, è che andando a guardare un po’più nello specifico, e neanche con sforzi enormi, si trovi tanto, ma tanto, ma tanto, altro ancora. Chiamalo gioco, questo calcio. (A. Q.)

(immagine: fonte 123rf.com)




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