Antonio La Piccirella, attivista barese che era a bordo di una barca della Global Sumud Flotilla, ha denunciato lo Stato di Israele. Accusa: tortura.
Nell’atto di accusa presentato alla procura di Roma e steso dall’avvocato Flavio Rossi Albertini si parla fra l’altro di “una completa violazione dei diritti umani. I militari, armati, hanno identificato gli attivisti, circa 300, poi li hanno privati di tutti gli effetti personali, dopodiché li hanno perquisiti imprimendo gratuita violenza fisica, motivo per cui ad alcuni attivisti è stato rotto un braccio. I militari hanno ammanettato gli attivisti dietro la schiena con delle fascette di plastica molto strette e hanno obbligato gli stessi a stare piegati, faccia a terra”. Ancora: gli attivisti sono stati condotti “verso un piazzale assolato” da parte dei militari israeliani, “costringendo gli equipaggi a stare in ginocchio con i bagagli dietro le spalle e a guardare sempre in basso, impedendogli di muoversi e di parlare, dando dei colpi sulla testa a chi si rifiutava”. In carcere, La Piccirella “è stato ristretto, insieme ad altre 12 persone, in una cella di circa 12 metri quadrati, con solo 3 letti a castello per un totale di soli 6 letti, dove pertanto lui e metà dei presenti sono stati costretti a dormire in terra”. Ancora: nell’atto di accusa si descrive che gli attivisti arrestati sono stati costretti a bere acqua del bagno, non acqua corrente, di colore opaco e sapore rancido, “in quanto i militari, né al momento dell’arrivo in cella né i giorni seguenti hanno somministrato l’acqua potabile agli arrestati”.