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Taranto: call center, System House chiede altra cassa integrazione Oggi incontro azienda-sindacati

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Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Usb:

 

La System House chiede altra cassa. Fissato per martedi 21 luglio l’incontro azienda-sindacati.

Il 10 luglio scorso la direzione di System House ha avviato la procedura di FIS, fondo di integrazione salariale, ordinario che riguarderebbe i lavoratori di tutte le sedi (1505 unità) per 13 settimane, con pagamento diretto da parte dell’inps.

Riteniamo immotivate e ingiuste le argomentazioni aziendali secondo cui gli effetti conseguenti al Covid 19 potrebbero ancora mettere a pregiudizio l’intera attività, portando l’azienda ad interrompere definitivamente i rapporti di lavoro in essere.

La realtà a cui abbiamo assistito in questi mesi infatti è ben diversa: è fatta di centinaia di lavoratori (oltre il 90%) che attraverso la “remotizzazione” hanno garantito la continuità produttiva in sicurezza, facendosi carico di costi economici e sociali di cui l’azienda, di contro, si è liberata con la chiusura di tutte le sedi, sostenuta dagli ammortizzatori sociali straordinari legati all’emergenza sanitaria.

Emblematica la situazione del sito di Taranto dove la sede è chiusa da Aprile, il 95% dei lavoratori è remotizzato e si lavorano circa 5000 ore di supplementare al mese.Con tutta probabilità questo accade anche nelle altre sedi e per le altre commesse presenti nel portafoglio clienti.

A farsi carico delle ore supplementari sono i lavoratori in cuffia, tutti part-timers involontari a cui viene imposto un contratto povero con 20, 30 o 33 ore settimanali, che oltre a vedere trasformata la propria abitazione in un luogo di lavoro, devono fare ore di lavoro extra per arrivare a fine mese.

All’azienda che intende fare cassa sull’intero monte salari, rispondiamo che non accetteremo questa impostazione e che al contrario è necessario dare maggiori tutele ai lavoratori a partire da quelli con i contratti più deboli.
Chiediamo più attenzione e misure specifiche di sostegno per i lavoratori definiti non remotizzabili, che sono stati tra i maggiormente colpiti dalla decurtazione del salario dovuta al FIS.
Se ci viene proposto il FIS, rispondiamo che vogliamo verificare i carichi di lavoro e  la possibilità di riaprire le sedi garantendo tutte le misure di sicurezza e igiene per i lavoratori non remotizzabili, e non solo.
Alle aziende che intendono approfittare della crisi, diciamo che invece è tempo di mettere fine agli inquadramenti ribassati al 3 livello, al part time involontario, è tempo di contratti di lavoro stabili, con una soglia di ore tale da garantire un salario vero, è tempo di aumento della paga oraria perché non si può pensare che una persona possa stare più di 6 ore in cuffia.




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