Ecco cosa accaduto ad alcuni anziani piccoli risparmiatori di Martina Franca.
Senza alcuna esperienza in materia di investimenti finanziari furono convinti nel 2012 da Banca Apulia, filiale di Martina Franca, a sottoscrivere azioni della Veneto Banca. Venne loro assicurata la bontà dell’investimento, la sua pronta esigibilità in caso (ad esempio) di bisogno, l’assenza di rischi.
In realtà la Veneto Banca nel 2017 fu posta in liquidazione coatta amministrativa e gli anziani risparmiatori di Martina Franca, come accaduto a migliaia di altri truffati sparsi per il territorio nazionale, si sono trovati con queste azioni dal valore zero e quindi non più liquidabili.
I commissari liquidatori della Veneto Banca hanno ceduto a Intesa San Paolo un articolato complesso di rapporti bancari escludendo però i debiti degli azionisti e obbligazionisti subordinati, creando così una sorta di scudo in favore della cessionaria Intesa Sanpaolo.
La legge 145 del 30 dicembre 2018 ha istituito presso il ministero dell’Economia e delle Finanze il fondo indennizzo risparmiatori (Fir) che indennizzerà i risparmiatori danneggiati dalle banche, tra cui Veneto Banca, poste in liquidazione coatta amministrativa.
Con successivo decreto del ministero dell’Economia risalente allo scorso 8 agosto si stabilivano le modalità e i termini per la presentazione da parte dei danneggiati della domanda per accedere all’indennizzo e cioè l’inoltro della domanda corredata di idonea documentazione su apposita piattaforma informatica entro 180 giorni dalla pubblicazione del decreto, ovvero entro il 17 febbraio 2020.
I danneggiati nel mese di settembre 2019 hanno dato luogo all’accesso alla piattaforma resa operativa da Consap SpA per presentare la domanda. La piattaforma richiedeva però dei dati non in possesso dei danneggiati stessi.
I quali, il 26 settembre, hanno chiesto formalmente alla banca Intesa Sanpaolo, per il tramite anche della filiale di Martina Franca, tutti i dati occorrenti ed indispensabili per inoltrare la domanda di indennizzo. Essendo decorsi inutilmente i trenta giorni previsti dalla legge per ottenere la documentazione, il 7 novembre hanno contestato alla banca Intesa Sanpaolo l’inerzia. Risposta via pec: il reclamo sarebbe stato valutato entro ulteriori sessanta giorni. Ma una risposta specifica alla richiesta specifica di documenti non c’è. Cosa che mette molto a rischio di accedere entro i terminoi alla domanda di indennizzo.
Intanto, come previsto dal decreto legge 34/2019, i nove componenti della commissione tecnica che devono esaminare le domande di indennizzo (ma se non si sblocca la piattaforma c’è poco, anzi nulla, da esaminare) nominati dal ministero dell’Economia e delle Finanze, percepiranno 1,2 milioni di euro per ciascun anno (2019, 2020 e 2021) che saranno detratti dalla dotazione del fondo indennizzo risparmiatori.
I danneggiati, per il tramite del loro legale Francesco Terruli, a questo punto, confidano, come ultima speranza, nell’autorità giudiziaria per ottenere giustizia e nell’intervento riparatore della Banca d’Italia.