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Sette milioni di euro per smaltimento amianto Regione Puglia

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Di Nino Sangerardi:

La Giunta regionale ha dato il via libera al bando per la realizzazione degli impianti di smaltimento dell’amianto. Progetto che rientra nel piano definitivo di protezione ambiente decontaminazione e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dalla suddetta sostanza in Puglia. Stanziati 7 milioni di euro riconducibili al Programma operativo 2014-2020. Chi può presentare domanda di finanziamento? Le amministrazioni comunali entro le ore 12 del 23 novembre 2020.
Le strutture devono essere localizzate,all’interno del territorio d’Apulia, in aree idonee a mettere in opera processi atti a garantire la modifica della struttura cristallochimica dei rifiuti contenenti amianto.
La scelta delle proposte ammesse avverrà tramite la procedura “a graduatoria” con valutazione comparativa sulla base di criteri predeterminati sino a concorrenza delle risorse finanziarie disponibili. Una commissione,formata da cinque membri con competenze specifiche, effettuerà la selezione delle richieste. Il percorso burocratico si concluderà nel giro di 120 giorni dalla data fissata per la presentazione delle istanze progettuali.
Risale al 14 marzo 2013 la direttiva del Parlamento europeo con oggetto “ Minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all’amianto e le prospettive di eliminazione di tutto l’amianto esistente”.
Si invita dunque la Commissione europea a favorire nei Paesi dell’Unione la costruzione di opifici per il trattamento e inertizzazione dei rifiuti-amianto,prevedendo la graduale cessazione di ogni conferimento in discarica dei medesimi. Inoltre viene stabilito di perseguire politiche di salvaguardia ambientale e tutela della salute pubblica promuovendo azioni finalizzate a una gestione efficace degli scarti soprattutto quelli che determinano rischi e pericoli indotti dalla presenza di amianto.
Tra l’altro il Piano italiano Amianto evidenzia la carenza di siti di decongestione in ambito nazionale e sottolinea alcune priorità. Ecco : da un lato la necessità di praticare ricerca e sperimentazione di metodi alternativi allo smaltimento in discarica,anche in considerazione del fatto che possibili tecniche di recupero in sicurezza di tali materiali comporterebbero notevoli risparmi per le pubbliche amministrazioni ; dall’altro il bisogno di superare le lacune della pianificazione regionale e le difficoltà a livello locale e nazionale che ostacolano o rallentano la nascita di strutture per il recupero dei rifiuti speciali.
Asbesto o amianto di serpentino è un prodotto che si degrado per effetto meteorico,attacchi climatici, infiltrazioni di acqua come qualsiasi altro materiale a base cementizia liberando pericolose fibre di diametro inferiore a 3 micron. Fibre che una volta inalate vanno a concentrarsi nei bronchi,nella pleura provocando danni irreversibili ai tessuti a seguito dell’instaurazione di meccanismi patogenetici di natura degenerativa e cancerogena.
I primi casi di morti di amianto in Italia si sono osservati fra gli operai della miniera d’amianto di Balangero (Piemonte),altri casi in operaie addette alla preparazione di fili e tessuti di amianto.
Poi sono stati colpiti gli operai delle fabbriche di cemento-amianto presenti in varie regioni italiane(Piemonte,Puglia, Basilicata,Campania,etc.) oltre ad abitanti residenti delle zone circostanti tra cui Casale Monferrato,Massa Carrara e tanti altri stabilimenti che lavoravano amianto a Bari,Taranto,Monopoli,Lucera,Ferrandina provincia di Matera,eccetera.




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