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L’Africa, il futuro dell’Europa Amref

Amref 1

Di seguito da agenzia Dire:

Riportare l’Africa al centro di un
dibattito che troppo spesso, pur nel toccare temi importanti come
lavoro, economia, cambiamento climatico e migrazioni sembra
ignorarne il ruolo e la presenza. Questo l’obiettivo
dell’incontro organizzato da Amref questa mattina a Roma dal
titolo ‘Africa/Europa: due continenti, un futuro. Sfide comuni e
questioni aperte, alle soglie delle elezioni europee’.
   Tra i relatori hanno partecipato Mario Raffaelli, presidente
di Amref Health Africa in Italia; Yagoub Kibeida, direttore
esecutivo di Mosaico Refugees e presidente dell’Associazione
Sudanese di Torino; Antonio Raimondi di Vides, esperto di
cooperazione internazionale e docente di Storia della
cooperazione e politiche dello sviluppo; Leila El Houssi, docente
di Storia delle relazioni internazionali; e Bernardo Venturi,
responsabile di ricerca su Africa, gestione civile della crisi,
Pesc/Psdc presso l’Istituto degli Affari internazionali.
   Un’occasione per parlare di due continenti legati a doppio
filo da sfide comuni, tensioni, problematiche irrisolte e uno
sguardo verso il futuro. Un incontro tra esperti per ragionare di
Africa e Europa, con un focus particolare sugli interventi in Sud
Sudan. Un momento di confronto per capire come trasformare
l’energia in potenzialita’, la distanza in impegno reciproco, ma
anche un approfondimento sui vari aspetti legati alla
cooperazione italiana ed europea nell’Africa sub-sahariana, per
mettere in luce criticita’ e buone pratiche a partire dal case
study simbolico del Sud Sudan.
   C’e’ un progetto, in particolare, nel campo per sfollati
interni di Wau, uno dei piu’ sovrappopolati del Sud Sudan con
piu’ di 39mila abitanti. Qui l’obiettivo principale e’ rafforzare
gli sforzi del ministero della Salute per far fronte
all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione a Wau e nella
regione del Greater Baggari. Poveri, sfollati, donne e bambini
sono i principali beneficiari di un progetto che mira a creare un
team di circa 50 operatori sanitari di comunita’, formati per
fare da tramite tra la comunita’ e i dispensari per
l’identificazione precoce di casi di malnutrizione e la
segnalazione ai servizi sanitari. Oltre a fornire servizi di
nutrizione e salute di base, attraverso una combinazione di
unita’ mobili e fisse, al fine di aumentare l’accesso
all’assistenza sanitaria e, dunque, ridurre la mortalita’ e la
morbilita’ materna e infantile nelle aree colpite dal conflitto.




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