Il 7 ottobre 1985 quattro terroristi palestinesi sequestrarono la nave “Achille Lauro”, in crociera nel Mediterraneo, che stava per lasciare l’Egitto alla volta di Israele. Venne ucciso un passeggero, Leon Klinghoffer. Nelle concitate fasi del sequestro l’equipaggio riuscì a lanciare il mayday raccolto in Svezia. I terroristi volevano il rilascio di cinquanta prigionieri in un campo profughi di Israele. Facevano capo al fronte per la liberazione della Palestina.
La nave era, ovviamente, territorio italiano. Si attivarono subito il ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, e il ministro della Difesa, Giovanni Spadolini. Andreotti riuscì a contattare il dittatore siriano Assad che indicò ai dirottatori al controllo della nave di operare il ritorno verso l’Egitto. Il leader dell’Olp, Yasser Arafat, comunicò che l’organizzazione per la liberazione della Palestina era totalmente ignara dell’attentato. Inviò due emissari per affiancare le autorità egiziane nella trattativa con i dirottatori. Dopo varie complicazioni, il 9 ottobre i dirottatori si arresero. Venne scoperto però l’omicidio a bordo, di cui fino ad allora non si sapeva nulla: vittima Leon Klinghoffer, cittadino americano, Usa. Il presidente del Consiglio, Bettino Craxi, dispose che venissero avviate le pratiche per l’estradizione dei terroristi dall’Egitto all’Italia. Un Boeing 737 partì dal Cairo alla volta dell’Italia, a bordo appunto i terroristi. Ma li volevano gli statunitensi. Così il presidente Ronald Reagan dispose che l’aereo dell’estradizione venisse intercettato. Unilateralmente. Cioè, l’Italia non sapeva nulla.
Era la tarda sera del 10 ottobre. Quattro caccia Usa intercettarono nello spazio aereo maltese l’aereo egiziano. Le autorità statunitensi ottennero che l’aereo non riuscisse ad atterrare in alcuno degli aeroporti della zona, così i caccia americani dirottarono verso Sigonella il velivolo con a bordo i quattro terroristi, nello spazio dell’aeroporto a disposizione degli statunitensi. Sigonella, in Sicilia. Ciò, senza comunicazione al governo italiano: solo durante l’avvicinamento a Catania fu avviato il contatto con Craxi che dispose l’atterraggio. Ma il controllo dell’aereo egiziano, terroristi compresi, doveva passare all’Italia, chiarì Craxi. Quella notte invece gli americani compirono operazioni tali da far intendere che avrebbero prelevato i terroristi palestinesi. Senza il consenso italiano. Invece doveva procedere, con gli interrogatori, il pm della procura di Siracusa, competente nel caso. La giornata dell’11 ottobre fu quella della crisi diplomatica fra Italia e Usa per ciò che ne dovesse essere dei terroristi palestinesi: arrestati e interrogati in Italia oppure negli Usa?
La sera dell’11 ottobre, da Sigonella partì l’aereo con a bordo i terroristi. Destinazione Ciampino. Le autorità italiane avevano disposto che si agisse secondo quanto previsto in territorio italiano. Ma, senza autorizzazione al decollo, da Sigonella (zona dell’aeroporto di competenza Usa) partì anche un caccia americano. Gli statunitensi volevano portare negli Usa quei terroristi. Una serata drammatica. Dall’aeroporto di Gioia del Colle si alzarono in volo due caccia dell’Aeronautica militare italiana, per dissuadere e respingere l’aereo militare americano e consentire il volo verso Ciampino all’aereo con a bordo i quattro terroristi.
L’Italia non si piegò alle pretese Usa. A costo di arrivare alla più grave crisi del dopoguerra. C’è chi pensa che successivamente, in qualche modo, a Craxi venne fatta pagare.