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I rappresentanti di Agrinsieme e Copagri – per Confagricoltura Taranto il presidente Luca Lazzàro e il direttore Carmine Palma – hanno incontrato rappresentanti istituzionali e politici regionali, ai quali è stato consegnato il “manifesto” in 13 punti in cui sono racchiusi problemi, proposte e suggerimenti del mondo agricolo pugliese: un cahier de doléances, ma anche una traccia da seguire per rilanciare un pezzo importante dell’economia. I dati aggregati a livello nazionale, del resto, lo confermano: 2 milioni di imprese, di cui oltre 275mila solo in Puglia; il 9% del Pil italiano (14% considerando anche l’indotto); 3,2 milioni di lavoratori nella filiera (il 14% degli occupati italiani); un contributo della filiera all’erario valutato in più di 25 miliardi di euro.
Cifre e documento sono stati illustrati al prefetto di Bari – che rappresenta lo Stato nei rapporti con le autonomie – al quale è stato ricordato che «il settore agroalimentare è una componente strategica essenziale del Made in Italy di qualità, il suo sviluppo sui mercati interni ed internazionali è fondamento della crescita del Paese».

Nel documento, inoltre, si chiede un intervento a sostegno della «redditività degli agricoltori italiani», ferma «ai livelli del 2005», l’eliminazione delle «riduzioni sulle agevolazioni per l’uso del gasolio in agricoltura», una drastica semplificazione sulle «tematiche ambientali e sanitarie», in particolare per «la vicenda “Xylella e le sue ripercussioni sulle attività agricole». Tra gli altri temi affrontati vi è «l’impostazione e gli effetti del Jobs Act per il settore, che possono essere positivi a patto però di puntare sul ruolo essenziale dell’agricoltura per l’occupazione», anche «con una riduzione significativa e concreta del cuneo fiscale». Ed è «essenziale abolire gli indici di congruità», così come «approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con il pieno coinvolgimento delle imprese agricole e forestali», intervenire sui «settori di mercato in crisi: ortofrutta, praticamente tutte le produzioni zootecniche, ma anche olio e vino», per i quali occorre «rilanciare i consumi – interni ed esteri – e rinsaldare le filiere “dalla terra alla tavola” per recuperare competitività e redditività».
Occorrono, poi, strumenti e risorse per eliminare «uno dei vincoli all’efficienza del sistema agricolo pugliese, ossia la piccola dimensione delle imprese agricole e agroalimentari. Aggregare è indispensabile per affrontare la sfida dell’efficienza tecnica e dei mercati globali: il sistema cooperativo e delle OP della Puglia è in grado di affrontare e vincere questa sfida ma ha bisogno di strumenti e risorse».
Infine, il decreto Salva Taranto (o Salva Ilva) di recente convertito in legge, nel quale «all’articolo 5 è prevista l’istituzione di un Tavolo Istituzionale permanente per l’adozione di un Contratto Istituzionale di Sviluppo». Per Agrinsieme e Copagri è necessaria «la partecipazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, come soggetto istituzionale interessato allo sviluppo territoriale dell’Area», in grado di «apportare un concreto contributo al coordinamento ed all’attuazione di tutte le azioni strategiche utili allo sviluppo compatibile e sostenibile del territorio e dare un’adeguata rilevanza al settore agricolo ed agroalimentare, fondamentale per lo sviluppo dell’area di Taranto».







 
								