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Famiglie italiane bloccate in Congo, fra cui una coppia pugliese: tornare e lasciare lì i bambini adottati Nella comunità di una onlus italiana a Kinshasa

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La situazione delle 24 famiglie bloccate da due mesi in Congo, con i bambini adottati, adesso assume i contorni del dramma. Dopo il blocco delle adozioni da parte del governo congolese, in attesa di un milgioramento della situazione complessiva l’unica possibilità sembra quella di lasciare il Paese africano e tornare in Italia. Ma solo i genitori adottivi, non i bimbi. Alcuni genitori hanno fatto già ritorno qui da noi e una situazione particolarmente delicata è quella della coppia barese e della bimba da loro adottata. Il distacco, almeno momentaneo, è pressoché inevitabile, dopo avere vissuto insieme ed essere stati una famiglia.

Una onlus, iniziativa di un sacerdote italiano, potrebbe ospitare i bambini, per il periodo di separazione dalle famiglie adottive. L’iniziativa del governo italiano, fatta anche di una telefonata del presidente del Consiglio al suo collega congolese, ha prodotto poco o nulla, se non che una delegazione diplomatica del Congo sarà a Roma per verificare le posizioni delle famiglie italiane.

Due i problemi da superare: l’irrigidimento del Congo dopo che era stata verificata un’adozione a un gay canadese e un’altra a una famiglia statunitense (ma poi il bambino era finito in un’altra famiglia) e gli scontri di queste settimane, anche nella capitale Kinshasa.

Cose di cui i bambini congolesi adottati, e le 24 famiglie italiane, non hanno alcuna responsabilità, Ma per le quali stanno pagando conseguenze amarissime, sperando che alla fine sarà stato solo un brutto ricordo.




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