
Appena al termine del processo di primo grado a Taranto, sentenza il 21 luglio, su disposizione della procura tarantina Cardone venne arrestato di nuovo dalla polizia: ordinanza di custodia cautelare motivata, secondo l’accusa, dai motivi “classici”, ovvero il pericolo di fuga, l’occultamento delle prove e la reiterazione del reato. Nell’impugnare questa ordinanza di custodia cautelare, la difesa di Cardone, dunque, vuole smontare il meccanismo dell’accusa per arrivare ai gravi indizi di colpevolezza e quelle tre caratteristiche all’origine del provvedimento che per ora tiene in carcere Mattia Cardone come altri condannati in primo grado per il caso Brigida e/o altri reati: Nico D’Aversa (23 anni di reclusione) Giuseppe Montanaro (21) Andrea Luprano (20) Pierpaolo Calella (16). Nello stesso processo, sentenza di condanna in primo grado, ma solo per altri reati, anche a carico di Luigi Luprano (tre anni) e Fabiana De Vito (un anno e multa di 400 euro, pena sospesa) e di assoluzione per Francesco Scarcia.











