Stamani, zona del depuratore di Martina Franca, al lavoro la squadra Aqp. L’acquedotto pugliese impegnato a rimuovere i liquami e valutare la situazione. C’è da rimettere in sesto un impianto che, causa sversamento liquami, ha originato pure la chiusura della strada statale 172 nell’intero tratto per Locorotondo.
Il problema di base non è la strada: è il depuratore. La Cgil locale torna a ribadirlo ed evidenzia che non si fanno sconti, su come debbano essere messe a posto le cose. La cosa in qualche modo bella, è che l’attuale sindaco di Martina Franca, una trentina di anni fa era il responsabile locale Cgil. Un elemento in più per far comprendere che quel sindacato, per tutelare la posizione riguardante il caso del depuratore in valle d’Itria, non sta guardando letteralmente in faccia a nessuno.
Di seguito un comunicato diffuso da Isabella Massafra, responsabile Cgil di Martina Franca:
Noi siamo dell’avviso che un Sindaco non possa apostrofare cittadini, organizzazioni, stampa con epiteti che risultano fortemente offensivi, lesivi e persino intimidatori nei confronti di chi lavora e tenta di dare un contributo di approfondimento e di conoscenza su argomenti di rilevante interesse pubblico.
La realizzazione di trincee drenanti in Valle d’Itria, come recapito finale delle acque reflue del depuratore è un argomento di rilevante interesse pubblico, che merita molta attenzione ed anche approfondimento.
L’ampliamento e l’adeguamento del depuratore sono un argomento di interesse pubblico.
Eppure su queste questioni non si è mai svolto un Consiglio Comunale, non si è mai presentato al pubblico il progetto, non si sono mai approvati atti d’indirizzo e ciò nonostante, negli ultimi tempi si sono fatte scelte, come quella di contrastare tenacemente la redazione della Valutazione d’impatto ambientale dei progetti, che fanno temere a giusta ragione per la sorte della Valle d’Itria.
Era sotto gli occhi di tutti, compresi quelli del Sindaco che la situazione in Valle d’Itria si era fatta critica, e nonostante ciò la Conferenza dei servizi, che comprende diversi enti, compreso il Comune, rappresentato dal Sindaco in persona, chiamata a deliberare sulla assoggettabilità o meno dei progetti alla Valutazione d’impatto ambientale, si è presa due anni per decidere a maggioranza che non era necessaria l’assoggettabilità; ma la Conferenza esprimeva solo un parere, a decidere in modo definitivo era chiamato il Dirigente del servizio ecologia della Regione Puglia, e lo ha fatto.
Il 31 luglio 2015 con la determina n.292 il dirigente deliberava l’assoggettabilità a VIA
Non l’Arpa, non la Sovrintendenza, né tantomeno il Comitato hanno imposto la VIA, bensì l’organo competente: il dirigente del Servizio ecologia.
E allora rivolgiamo ora alcune domande al Sindaco: perché non ha sollecitato l’AQP, la Regione ad ottemperare agli obblighi di legge? Perché sono trascorsi 7 mesi inutilmente, nonostante si potesse, senza ombra di dubbio redigere più di una valutazione d’impatto ambientale in sette mesi? Perché non ha organizzato una manifestazione nei confronti della Regione e dell’AQP per sollecitare uno studio del territorio serio e approfondito, invece di stare dietro alle letture fantasiose delle caratteristiche del territorio, proposte dall’AQP, quali ad esempio la dolina senile, pur potendosi ipotizzare che serviva soltanto ad occultare lo scarico in falda vietato dalla legge?
Ci avrebbe avuto al suo fianco, anzi a dire il vero glielo abbiamo chiesto in diversi incontri.
La risposta non ci sarà; ma noi sappiamo il perché e la risposta ce la diamo da soli: il Sindaco, come l’AQP, non volevano la VIA. L’uno e l’altro volevano realizzare quel mastodontico intervento in Valle d’Itria senza colpo ferire, il primo lo ha detto chiaramente anche in un’ultima conferenza stampa, l’altro lo ha manifestato, non presentando il progetto al servizio ecologia della regione, almeno fino ad ora e per quello che ci è dato sapere.
Saremmo oltremodo felici se le cose negli ultimi tempi si raddrizzassero.
E dobbiamo, usare proficuamente l’intervento della Magistratura, rispettandone il ruolo: il Magistrato non potrà sostenere una soluzione progettuale piuttosto che un’altra, il Magistrato difronte ad una gravissima situazione di compromissione della salute e della sicurezza pubblica è intervenuto, chiedendo alle amministrazioni di trovare strumenti idonei a risolvere il problema in tempi rapidi. Anche per questo né la CGIL né il Comitato per la tutela della Valle d’Itria parteciperanno mai a iniziative che, seppur velatamente, mettano in discussione questa funzione.
Deve essere chiaro, comunque, che le pale meccaniche potranno apparire solo all’indomani della redazione di un progetto approvato secondo la normativa vigente e nel rispetto delle decisioni già assunte.
L’urgenza c’è, anzi c’è sempre stata, ma non deve essere strumentalizzata.
Non siamo, quindi, noi, gli sciacalli, o i signori del no, queste specie sono da ricercare altrove.
Vogliamo inoltre ricordare che chi ha sofferto e soffre per la situazione che si è determinata, e non da ultimo il blocco della strada, sono in primo luogo coloro che abitano, lavorano, hanno una attività, in Valle d’Itria: agriturismo, aziende agricole, bed and breakfast, ristoratori ecc., e loro chiedono una soluzione buona, non una soluzione purchessia.
Una cosa deve essere chiara: nessuno deve pensare che in questi luoghi la gente abbia l’anello al naso.
Nel caso in cui si volesse soprassedere alla VIA noi Sciacalli(?) o Signore e Signori del no (?) andremo casa per casa, tra gli abitati della Valle d’Itria ed anche in città, anche perchè non si consumi, ancora una volta, il contrasto tra Città e Campagna, a chiedere un sostegno per portare il tutto all’attenzione, in primo luogo del Presidente della Repubblica, e poi di tutti gli altri Soggetti interessati alla tutela del Territorio e dell’Ambiente, perché non accada che si infligga una ferita mortale alla Valle, senza esercitare alcuna difesa.