Intervista a Matteo De Angelis, docente di Economia e gestione delle imprese internazionali dell’università Luiss Guido Carli di Roma:
Professor De Angelis, che effetti avrà il caso Volkswagen sul settore dell’auto?
“Scandali del genere mi fanno pensare a come la globalizzazione abbia amplificato all’ennesima potenza la diffusione delle informazioni, soprattutto nel caso di quelle negative. Grazie alle tecnologie attuali, infatti, una notizia come questa ha avuto una diffusione rapidissima ed enorme, in tutto il mondo, cosa che non sarebbe successo fino a 4/5 anni fa.Per questo, le conseguenze per l’azienda, in termini di vendite e soprattutto di reputazione, saranno evidenti e disastrose. Non è certo il primo caso, penso ad altri danni d’immagine come Nike, Ikea, British Petroleum. Ma la portata è ben più ampia”.
Ci spieghi.
“Oltre ai danni all’azienda, penso alla Germania, che avrà pesanti ricadute, perché è stata colpita proprio nel settore delle auto, dove è leader a livello mondiale, su fattori delicati come l’affidabilità, la sicurezza e il rispetto dell’ambiente. Come se l’Italia venisse colpita sulla falsificazione dei prodotti alimentari o nella moda, il Made in Germany è legato proprio al settore dell’auto”.
Quali effetti ci saranno invece nel nostro Paese?
“Qui le previsioni si complicano, ci sono reazioni e letture contrastanti, seppur rassicurative da parte dei politici, che in queste ore stanno garantendo che sarà fatto tutto il possibile per tutelare la salute dei cittadini. A mio avviso, si posso fare diversi ragionamenti: a livello macro e micro. Nel primo caso, questo caso può scatenare una mancanza di fiducia nel settore dell’auto in generale, e rallentare le vendite anche in Italia. Molti infatti potrebbero pensare che se è successo in un Paese così rigido a livello normativo come la Germania, i rischi sarebbero maggiori negli altri Paesi, con altre case automobilistiche. A livello micro, invece, la vicenda può generare effetti ‘positivi’ per la Fiat, che potrebbe prendere prender la palla al balzo e, attraverso un’opportuna campagna di marketing, dissociarsi da Volkswagen sottolineando invece il proprio rispetto delle regole ambientali.
E adesso, quali saranno le prossime mosse dell’azienda, anche alla luce delle dimissioni dell’amministratore delegato Martin Winterkorn?
“Si possono fare diverse cose: dal chiedere scusa e fare qualcosa di concreto, con azioni a salvaguardia dell’ambiente; oppure scaricare le colpe sull’amministratore delegato appena dimessosi e ‘utilizzarlo’ come capro espiatorio. In più, aggiungo che nel 2011 Volkswagen fu già accusata da Greenpeace con un video che totalizzò milioni di visualizzazioni dove veniva smentito lo spot della casa tedesca lanciato in occasione del Superbowl statunitense, dove enfatizzava le basse emissioni delle proprie auto, per la salvaguardia del pianeta. Un caso che sembra paradossale, alla luce dei recenti avvenimenti”.