Comunicazione Usb Taranto:
Dopo 7 ore di blocchi abbiamo smobilitato il presidio davanti alle portinerie della Raffineria ENI di Taranto.
Decine di autocisterne sono state fermate, salvaguardando quelle destinate al rifornimento dei servizi essenziali. Molti carichi sono stati annullati e altri, a causa dei ritardi, non saranno recuperabili.
Lo abbiamo fatto per ribadire che Taranto non è e non sarà complice del genocidio del popolo palestinese, che il porto di Taranto non diventerà base per la logistica di guerra e da qui non transiteranno merci destinate allo Stato infame di Israele, soprattutto se ad uso bellico e, facendolo, abbiamo anche trovato la comprensione e la solidarietà dei camionisti bloccati.
ENI invece pochi giorni fa si è resa responsabile dell’attracco nel porto di Taranto della petroliera Seasalvia e di un carico di greggio destinato all’aviazione Israeliana.
Un atto di violenza contro il popolo palestinese. E il fatto che la destinazione della nave sia stata modificata in corso d’opera non cambia il senso delle cose, anzi è un’operazione che denunciamo come il tentativo della multinazionale di lavare la propria immagine.
Un atto di violenza che ENI ha attuato per giunta irridendo la cittadinanza di Taranto che con la protesta aveva bloccato quella stessa nave appena due giorni prima.
Questa è stata la nostra risposta, l’avevamo annunciata e condivisa durante la manifestazione di sabato 27 Settembre a Grottaglie contro il genocidio e la Leonardo.
Una protesta che abbiamo realizzato anche per denunciare il silenzio delle istituzioni su questa vicenda e sul rischio che possa ripetersi ancora e perché smettano di scaricare sui lavoratori, sulle lavoratrici e sulla cittadinanza la responsabilità di tenere Taranto fuori dalla complicità con il genocidio in corso.
Se accadrà ancora, torneremo in strada.
Con la Palestina nel cuore.
USB Taranto
