Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:
Al via la raccolta del pomodoro da salsa in Puglia, con la provincia di Foggia, l’area vocata per eccellenza, che ha già subito il taglio del 20% della produzione a causa della siccità, mentre l’aumento della produzione di pomodoro da industria di Pechino con consumi interni che rimangono molto bassi (attorno ad 1kg pro-capite all’anno) pesa come un macigno sui mercati internazionali e sulle frontiere nazionali. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in occasione dell’avvio della raccolta in Italia a Foggia dove si coltiva quasi 1/5 (19) dell’intero raccolto nazionale.
Alle difficoltà in campagna nelle fasi di trapianto e di gestione delle colture a causa della mancanza d’acqua, per cui alcune aziende agricole sono state costrette ad abbandonare interi ettari, per concentrare le scarsissime risorse idriche solo su parte della produzione ed evitare così di perdere tutto il raccolto – insiste Coldiretti Puglia – si aggiunge l’aumento dei prodotti energetici e delle materie prime che si riflette sui costi di produzione del pomodoro superiori del 30% rispetto alle medie storiche, anche per il caro carburanti e il gap delle infrastrutture logistiche di trasporto.
La Puglia che è il principale polo della salsa Made in Italy nel Mezzogiorno con quasi 18mila ettari concentrati per l’84% proprio a Foggia, che è leader nel comparto – dice Coldiretti Puglia – con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 20 milioni di quintali ed una P.L.V. di quasi 180.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita
“La situazione è critica per le difficoltà oggettive di portare avanti la produzione senza acqua – dice il presidente di Coldiretti Foggia, Mario De Matteo – ma anche perché il pomodoro agli agricoltori viene pagato solo fra i 15 e i 16 centesimi al chilo, mentre le fatture e i pagamenti sono stati addirittura congelati in attesa di cosa succederà nelle prossime settimane quando verrà a mancare completamente l’acqua per l’irrigazione con le dighe vuote”. Il risultato è che, ad esempio, per una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,6 euro solo il 9,4% riguarda il valore riconosciuto al pomodoro in campo, mentre – affermano Coldiretti e Filiera Italia – mentre il 90,6% del prezzo è il margine della distribuzione commerciale, i costi di produzione industriali, il costo della bottiglia, dei trasporti, il tappo, l’etichetta e la pubblicità.
Intanto, si avvicina in misura preoccupante – lancia l’allarme Coldiretti Puglia – la mannaia del ‘volume morto’ della grande diga di Occhito, per cui non potrà essere più prelevata acqua, con il caldo e la siccità che stanno bruciando le produzioni in campo. In tutto ciò si inserisce il fenomeno dell’import di derivati del pomodoro dalla Cina che interessa ormai tutta l’Europa. Per tutelare le imprese agricole italiane già colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici occorre garantire una piena valorizzazione del prodotto nazionale attraverso le leve della distintività, del legame con il territorio, della qualità. Ciò sarà possibile solo attraverso un sistema di etichettatura di origine obbligatorio a livello Ue e la garanzia del principio di reciprocità delle regole sanitarie e sociali, a tutela di imprese e consumatori. Una battaglia che Coldiretti sta portando avanti attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare lanciata lo scorso anno al Brennero.
E’ possibile sottoscrivere la proposta di legge in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e in tutte le sedi territoriali di Coldiretti, ma anche sul web. Basta collegarsi al sito https://eci.ec.europa.eu/049/public/#/screen/home e selezionare il proprio Paese di cittadinanza nel menu a tendina in giallo a sinistra. Si potrà quindi scegliere se compilare il modulo inserendo i propri dati con numero della carta d’identità o del passaporto oppure accedere direttamente con lo spid.