I sindaci del territorio hanno scritto al governo. Hanno evidenziato che servono i soldi per completare le procedure legate ai progetti ed alla successiva realizzazione. Il commissario nominato dal governo chiede i progetti e diffida il sindaco di Taranto. Il quale, appunto, evidenzia che senza i soldi (dal governo) è impossibile procedere con la progettazione esecutiva. Il presidente della Regione Puglia scuote le spalle sconsolato: è la sintesi perfetta della situazione. In queste condizioni i Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 non si fanno. Per un criterio semplice: mancando tre anni scarsi alla manifestazione le opere necessarie per gli impianti sportivi dovrebbero essere già in corso. Altro che lettere fra contendenti e commissario. Tutti hanno la loro parte di ragione ma questo non risolve. Devono parlarsi, chiudersi in una stanza ed uscirne solo con la soluzione concreta al problema. Proseguendo come si sta proseguendo, invece, le prospettive di far fallire l’organizzazione dei giochi sono concrete. Qualcuno ha un disegno del genere? No, auspicabilmente. Allora basta con le chiacchiere. E tutti ricordino che il titolare dei giochi, chi ha firmato il contratto con il comitato, è il sindaco di Taranto. Ovvero: la parola più importante, alla fin fine, è la sua. E lui aspetta fino a ferragosto. Poi via la firma dal contratto per i giochi. Ferrarese, Fitto, Abodi, Meloni e gli altri del governo evitino un fallimento della candidatura. Ma anche Melucci ricordi che è un territorio intero ad attendere il concretizzarsi dell’opportunità. Quindi, ora basta e pensare solo a risolvere i problemi. Tutti. Come? Ad esempio, ascoltando, reciprocamente, le ragioni degli altri.