Nei primi mesi del 2020 in Italia si è registrato un aumento della produzione nazionale di energia proveniente da fonti rinnovabili pari a circa +0.5 % rispetto all’anno precedente. Parallelamente le fonti non rinnovabili hanno subito un calo del -10,4% rispetto al 2019. Questo dato non stupisce se si pensa che le fonti energetiche rinnovabili a marzo 2020 hanno coperto il 36% della produzione nazionale netta. Un risultato positivo raggiunto grazie a un più massiccio consumo di energia pulita, dovuto in buona parte anche alla possibilità per i consumatori finali di stipulare offerte di luce e gas per la casa con fornitori energetici green. Andando poi ad analizzare i dati dell’ultimo mese, ovvero marzo 2020, ci si accorge di come la produzione delle rinnovabili stia subendo un duro colpo a causa della situazione di stallo. Se la produzione idrica registra una crescita notevole del +32,1%, più modesta è quella relativa alla produzione geotermoelettrica che aumenta di +3,3%, mentre a scendere sono l’eolico, che arriva addirittura a -28,1%, e il fotovoltaico, che diminuisce del -13%. A questo punto è quindi necessario fermarsi a riflettere sulle attuali prospettive per il settore.
L’impulso alla ripresa economica offerto dalle rinnovabili
L’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), nel primo “Global Renewables Outlook”, è stata molto chiara sulla necessità del passaggio alle risorse green. Infatti ha stimato che per ogni dollaro investito nella trasformazione energetica vengono restituiti dai tre agli otto dollari con un evidente guadagno. Da ciò si capisce che le rinnovabili rappresentano una leva importante per la ripresa economica e costituiscono una preziosa opportunità per diminuire l’uso del carbone. Una scelta che mira alla realizzazione degli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi del 2015 e che si pone come obiettivo il rilancio dell’economia, bloccata dalla pandemia di Coronavirus. La trasformazione del sistema energetico verso le rinnovabili porterebbe lavoro a 42 milioni di addetti, quadruplicando l’occupazione. Nel piano di IRENA viene spiegato che la sostituzione dei combustibili fossili potrebbe avvenire entro il 2050 con un investimento di 110.000 miliardi di dollari, ma occorrerebbero altri 20 trilioni di dollari per neutralizzare definitivamente il carbone.
Le opportunità di rilancio dell’energia pulita
Anche secondo l’amministratore delegato di RSE, Ricerca Sistema Energetico, la minaccia rappresentata dal virus Covid-19, conferma la necessità di proseguire sul percorso che punta alla sostenibilità. Bisogna dare più forza gli investimenti pubblici che servono a decarbonizzare le fonti di energia e puntare sulle rinnovabili per rendersi indipendenti dall’estero. Si tratta di obiettivi condivisi da gran parte degli stakeholder dell’energia, sia italiani che europei, che devono allinearsi agli impegni presi per una completa decarbonizzazione entro il 2050. Tra l’altro la necessità di ripartire subito per riprendersi dai danni causati dal Covid-19 deve anche far fronte al crollo del prezzo del petrolio, sceso in area negativa per meccanismi finanziari. Per fortuna il sistema energetico italiano, a causa del crollo della domanda, da alcune settimane fa affidamento soprattutto sulle fonti energetiche rinnovabili. Una scelta che è stata resa possibile grazie ai provvedimenti adottati via via dai gestori delle reti energetiche.
Appare sempre più evidente, per concludere, che lo stravolgimento che sta coinvolgendo le economie più sviluppate pone l’esigenza di intraprendere nuove strade, che prevedano l’aumento degli investimenti in innovazione e ricerca anche in settori come quello delle energie rinnovabili.