Di Franco Presicci:
Centotrent’anni il 27 agosto. Tanti ne avrebbe compiuti Amedeo Orlolla, nato a Taranto a il 27 agosto del 1895. Per la città e dintorni era Marche Pòle, ma secondo fonti bene informate era sbagliato raddoppiare la elle. Comunque, era una persona ingenua, amata, spiritosa e apparteneva a una categoria spenta non soltanto a Taranto: quella dello strillone.
Quando arrivai a Milano, nel settembre del ‘62, già non c’era più e il quotidiano del pomeriggio “La Notte” i cittadini lo prelevavano da un mucchio messo per terra ogni mattina all’edicola della Galleria Vittorio Emanuele che si affacciava su piazza della Scala e sullo stesso mucchio lasciavano il devaro. Oggi lo strillone lo si può vedere sulle cartoline illustrate, immaginando la loro voce che urlava le notizie più importanti o sensazionali.
Marche Pòle andava in giro dalla mattina alla sera, si avvicinava al possibile acquirente e sussurrava “Nà, ‘a schedìne” E alla risposta negativa aggiungeva: “Pìgghiete ‘u ‘Panarìjdde”. E alle donne, scherzosamente: ‘A vuè mo’?”. E nessuna se la prendeva, perché la voce, il tono, l’espressione, il modo dello strillone non avevano malizia. “’U Pamarìjdde, quìdde uangnòne ca no’nge ‘a perdòne a nesciùne”, era stampato nella famosa tipografia Leggeri, barese trapiantato a Taranto come un ulivo, conosciuto da tutti, anche per merito di Marche Pòle. Vi scrivevano in dialetto, ma anche in lingua i migliori poeti e amanti della penna di Taranto e per un periodo fu diretto da uno dei principi del vernacolo e dell’anima tradotta in versi: Alfredo Lucifero Petrosillo, che ricordo sempre soprattutto per il poema: ‘U travàgghie d’u màre”, che leggo ancora oggi quando sogno la mia “culla”. (“Vìde Tàrde e prìescete”).
Quanti chilometri ha macinato Amedeo! No c’era via che non attraversasse, da viale Venezia a via D’Aquino (poi rinominata Magna Grecia), con il suo passo lento come quello di una lumaca captata dal fotografo-artista Carmine La Fratta in immagini stupende.
“Accattateve ‘u Panarìjdde!” e molti mettevano mano al portafoglio. Non c’era chi lo canzonasse: Marche Pole era un’istituzione. E se qualche “vastàse” si permetteva di uscire fuori dalle righe spuntava subito un difensore. Ricordava un po’ i ragazzi che ai primi del 900, il sabato del pomeriggio, prendevano dalla ricevitoria di via Garibaldi nella città vecchia i biglietti con i numeri del lotto appena usciti e li distribuivano in ogni strada. Con la differenza che quelli erano virgulti rispetto al nostro amato Marche Pòle. Era nato in via di Mezzo, “’a vieremìenze”, nel nostro dialetto. Lo ricorda Antonio De Florio, enciclopedia di fatti, personaggi, situazioni, tradizioni, collezionista di immagini della città di una volta e della sua provincia e grande autore di video postati su facebook. Chi non ricorda un nome, un avvenimento, una data, De Florio lo estrae dalla sua memoria e lo fornisce. Ed eccone la prova: “Nel 2014 il maestro Enzo Falcone rese omaggio alla nostra città e ai concittadini con una personale dal titolo ‘Taranto e i tarantini’, che si svolse dal 24 novembre al 5 dicembre presso la Biblioteca Pietro Acclavio. La mostra fu curata da Aldo Salamino. All’inaugurazione Enzo Falcone presentò un inedito documento di enorme valore storico popolare: la voce, registrata a fine anni 70, da lui stesso, di Amedeo Orlolla, alias Marche Pòle”.
Enzo Falcone era regista autore, attore in una sua compagnia di cui facevano parte fra gli altri Mirabile, padre e figlia, Murianni, Casavola, D’Andria, Murgolo e via dicendo, quasi tutti frequentatori, negli anni 50,del Cral Arsenale, che aveva un cinema e un’arena. Si trovava in via Di Palma all’angolo con via Leonida. Fuori dell’ingresso c’era un’edicola.
Già da vivo Amedeo è stato celebrato; ora rimane indelebile il suo ricordo. Lo stesso De Florio non manca di tenerlo presente nel suo gruppo facebook “Foto Taranto com’era”, che vanta oltre 15 mila partecipanti, primi fra tutti Nicola Giudetti, il “re” del borgo Antico (pittore, autore della Settimana Santa in terracotta, narratore di Taranto ai turisti che entrano nel suo “museo” di testimonianze del passato, in via Duomo…) e Nicola Cardellicchio. Di Amedeo posseggo una scultura di argilla, fatta in qualche maniera, su uno scaffale delle mie librerie, di fianco a “’nu perdòne” in legno duro eseguito da Angelo Solito famoso soprattutto per le sue troccole destinate a mezzo mondo. Su un altro scaffale ho un Totò, realizzato da un figulo di Grottaglie una trentina di anni fa. E spesso lo ritrovo in uno dei tanti libri su Taranto.
La figura di Amedeo Orlolla mi richiamano tanti episodi. Per esempio, una sera si rese messaggero di uno scherzo fatto da un buontempone, in cambio di qualche lira: tagliò la folla da piazza Maria Immacolata fino al monumento ai Caduti (opera del grandissimo scultore Como, nome da tenere fisso in mente) urlando: “Uagnè, tenìte lundàne… ca quìdde dice ca ve ‘nzòre e jè ggià ‘nzuràte e tène dèce fìgghie”. Lo stesso destinatario della burla rise, divertito. Ho un altro ricordo che riaffiora spesso resuscitando l’affetto per Amedeo. Negli anni 50 un gruppetto di universitari, rimasti a secco nell’imminenza della festa della matricola, per colmare il vuoto decisero di portare in scena una commedia in un atto di Diego Marturano, “Marjie ‘a canzìrre”. Provarono e riprovarono anche perché affrontavano per la prima volta il palcoscenico e con un’opera di un autore di tutto rispetto, quindi non dovevano sfigurare. Gli studenti introdussero anche qualche novità: Amedeo, che percorrendo il palco da una quinta all’altra urlava “A vuè mo’. Pìgghiete ‘a schediìne”. Scrosciarono gli applausi, molti si alzarono in piedi, ritmando il nome di Amedeo. Era quasi la fine della recita, encomiata dall’autore, mentre il pubblico, che riempiva la sala del Circolo dei Marinai, faticava a sfollare. Qualcuno, per invidia del successo o per provocazione, sussurrò a Marche Pòle che era stato malpagato e che gli attori del cinema prendevano milioni. E Amedeo tallonò il regista chiedendo… il dovuto. Un ricordo di Amedeo me lo ha regalato giorni fa a Martina, dov’è venuto a farmi visita con il fotografo Carmine La Fratta, l’artista tarantino Antonio Rolla, che tra l’altro insegnò in una scuola giapponese. Al concorso di pittura estemporanea “Taranto 70” vinse il secondo premio-acquisto con un’opera dal titolo “Un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Il soggetto del dipinto era il ritratto di Amedeo Orlolla: Marche Pòle con alle spalle la scultura “Il pensatore” di Rodin.
Quindi già quando era in vita Amedeo ha ispirato quadri e fotografie che i possessori espongono soprattutto sui social. Non è stato dimenticato, Amedeo. Lo vedo sui manifesti di alcune manifestazioni, sui programmi di eventi musicali cittadini dedicati a Saverio Nasole, che nelle sue poesie cantò Taranto o ad Alfredo Lucifero Petrosillo, autore di sonetti brillanti (“Quànne je mòre no chiangìte”) e altri ricchi di “pathos”. Amedeo non passava mai inosservato; entrava nei bar, nei negozi, s’inoltrava nelle strade meno frequentate, fermava chiunque incontrasse proponendo l’acquisto della sua merce. Ed era sempre accolto almeno con un sorriso, anche quando stazionava tra i tavolini della Sem e del Bar Principe sistemati sul marciapiede. Accolto anche quando a quei tavoli erano seduti i … nobili della città. De Florio lo definisce “strillone capo “d’u Panarjìdde”. Certamente il periodico deve per buona parte la sua notorietà a Marche Pòle”. Ancora oggi quel giornale, nato da un’idea di Leggeri, è ricordato. C’è chi lo ha collezionato, chi lo conserva gelosamente in copie anastatiche, Giovanni Acquaviva, direttore e fondatore de “Il Corriere del Giorno”, lo ha inserito nella sua enciclopedia a puntate, che molti hanno raccolto per la sua ricchezza d’informazioni sui fatti storici, sui personaggi, sui luoghi più significativi … Se si vuol sapere dove è nato Piero Mandrillo o Giuseppe Barbalucca o lo stesso Acquaviva (veniva da Bari), basta sfogliare quelle pagine e ti appaiono le sintesi delle biografie. Ci sono anche alcuni libri che descrivono la vita di Marche Pòle, svalutando leggende soprattutto sul motivo di quel nomignolo a lui attribuito. Màrche Pòle appartiene a un pezzo di storia di Taranto.
Franco Presicci