Di seguito un comunicato diffuso dall’Ordine dei geologi della Puglia:
Quanto è accaduto in queste ultime ore in Puglia, con strade trasformate in fiumi in piena, induce ad una riflessione che deve essere veloce. Il 97% dei comuni pugliesi (250 su 257) presenta livelli di rischio idrogeologico, con punte del 100% nella provincia BAT, 95% a Brindisi e Foggia, 90% a Bari e 81% a Lecce. Dei 250 ben 104 sono interessati da aree a pericolosità di frana P3 – P4 e idraulica media, mentre 88 da aree a pericolosità idraulica media e 45 sia da aree a pericolosità da frana P3 e P4, sia idraulica media ma anche da erosione costiera.
La percentuale pugliese, il 97%, è più alta della media nazionale che si attesta al 94%. Il rischio idrogeologico mette a repentaglio la sicurezza delle persone e la stabilità socio-economica delle comunità locali. L’abbandono dei terreni montani e collinari favorisce il dissesto idrogeologico. La mancata manutenzione di corsi d’acqua e versanti aggrava il problema. Gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, possono innescare frane e alluvioni. I geologi lanciano possibili soluzioni”.
“Venerdì, in poco tempo, le strade, a Margherita di Savoia, si sono trasformate in fiumi praticamente in piena. Su quanto accade bisogna riflettere e farlo in tempo. La Puglia ha registrato un aumento dell’1.5% della superficie territoriale a rischio frane rispetto al 2021, secondo il rapporto ISPRA. Il 97% dei comuni pugliesi (250 su 257) presenta livelli di rischio idrogeologico, con punte del 100% nella provincia BAT, 95% a Brindisi e Foggia, 90% a Bari e 81% a Lecce. Dei 250 ben 104 sono interessati da aree a pericolosità di frana P3 – P4 e idraulica media, mentre 88 da aree a pericolosità idraulica media e 45 sia da aree a pericolosità da frana P3 e P4, sia idraulica media ma anche da erosione costiera.
La percentuale pugliese, il 97%, è più alta della media nazionale che si attesta al 94%.
Il rischio idrogeologico mette a repentaglio la sicurezza delle persone e la stabilità socio-economica delle comunità locali. Mentre la Puglia ha visto un incremento del 1.5%, il dato nazionale, legato all’aggiornamento delle conoscenze territoriali, mostra un aumento del 15% della superficie a rischio frane, secondo il rapporto ISPRA. L’eccessivo consumo di suolo, con la cementificazione e la trasformazione del territorio, riduce la capacità di assorbimento delle acque piovane. L’abbandono dei terreni montani e collinari favorisce il dissesto idrogeologico. La mancata manutenzione di corsi d’acqua e versanti aggrava il problema. Gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, possono innescare frane e alluvioni”. Lo ha affermato Giovanni Caputo, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia.
Le soluzioni proposte dai geologi
“Per invertire la rotta, l’Ordine dei Geologi della Puglia chiede: aggiornamento e applicazione rigorosa dei Piani di Assetto Idrogeologico e delle Norme di attuazione, pianificazione territoriale rispettosa delle condizioni geologiche e geomorfologiche, interventi di manutenzione e infrastrutture come bacini di raccolta delle acque piovane, tutela del suolo come presidio naturale contro il dissesto.
Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) – ha continuato Caputo – è uno strumento di pianificazione territoriale che ha lo scopo di ridurre il rischio idrogeologico e proteggere le persone e i beni dai danni causati da eventi come frane, alluvioni e smottamenti. Il PAI identifica le aree a rischio, ne valuta la pericolosità e stabilisce norme e prescrizioni per l’uso del territorio e le attività che vi si possono svolgere
Serve un impegno coordinato di istituzioni, tecnici e cittadini per ridurre la fragilità del territorio, prevenire disastri e salvare vite umane”.
L’approfondita conoscenza dei fenomeni di dissesto!
“Un’approfondita e dettagliata conoscenza dei fenomeni di dissesto, in termini di distribuzione territoriale e di pericolosità, è infatti un’azione fondamentale per programmare adeguate politiche di mitigazione del rischio. La strategia per la mitigazione del rischio idrogeologico deve mettere in campo una serie di azioni sinergiche – ha concluso il Presidente Caputo – tra cui, oltre alla conoscenza del territorio, una corretta pianificazione territoriale, gli interventi strutturali, le reti di monitoraggio e i sistemi di allertamento, la gestione dei corsi d’acqua, la manutenzione del territorio, le pratiche sostenibili in campo agricolo e forestale, la comunicazione e diffusione delle informazioni. Quest’ultimo aspetto costituisce un obiettivo strategico di trasparenza della Pubblica Amministrazione e di coinvolgimento delle comunità, contribuendo a far aumentare la consapevolezza dei cittadini e delle imprese sui rischi che interessano il proprio territorio, con una riduzione dei danni e dei costi”.