Novanta anni fa Charlie Chaplin diede un finale al suo film “Tempi moderni” che rappresentava una liberazione del protagonista oppresso dall’orologio e dalla necessità di fare in fabbrica le cose in modo appunto oppressivo.
Chissà quanto voluto, “Buen camino” si chiude con uno scenario analogo rispetto alla pellicola di Chaplin che è nella storia del cinema.
La descrizione della serata-notte, ultimo spettacolo al cinema “Verdi” di Martina Franca, per vedere “Buen camino”, parte dalla fine perché dà modo di dire che il film di Checco Zalone e Gennaro Nunziante è, a parere di chi scrive, molto ben curato nei contenuti e nella loro rappresentazione.
I tempi moderni di oggi sono quelli che opprimono un uomo nel mezzo del cammin della sua vita, con la necessità effimera di essere presente a frivolezze varie ed esserne protagonista, con ricchezza ostentata avendone i mezzi economici ottenuti non per meriti suoi, donne di notevole esteriorità ma finisce lì, e la necessità, questa sì, vitale di ritrovare se stesso (fa pure venire in mente, a chi scrive, il “non lasciare andare un giorno… ” di Claudio Baglioni). Anche e soprattutto grazie ad una persona giovanissima: notevole la valorizzazione dei ragazzi e dei loro princìpi, che dovremmo tutti apprezzare di più.
Parolacce di quando in quando, battute anche sconvenienti e battute soprattutto esilaranti, comicità, emozioni e tanta riflessione. Bella, serena. Che pacifica, con se stesso, ognuno degli spettatori.
Il pubblico: di ogni età, coppie o gruppi o spettatori soli. L’impressione all’entrata è che quasi in automatico si vada a vedere il film di Checco Zalone per essere parte del nuovo record di incasso (oltre venti milioni di euro in tre giorni) e ci si va fidandosi, a scatola chiusa, di quello che è stato preparato. L’impressione all’uscita è quella di pensare: che bel film e che bella sorpresa di ulteriore crescita nei contenuti.
E di pensare, a proposito di ritrovarsi: che lo abbiano fatto Medici-Nunziante è stato un bene per entrambi.
