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Puglia e Basilicata: cinema, per l’emergenza persi 1115000 spettatori Dilonardo (Anec): collasso. In Italia si stima un crollo da diciotto milioni

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Di seguito un comunicato diffuso da Anec (associazione nazionale esercenti cinema) Puglia-Basilicata:

È di 18.000.000 spettatori in meno, l’immediato effetto della chiusura in Italia delle sale cinematografiche, con 114 milioni di euro di ricavi persi.
Questo il decremento dall’ inizio dell’emergenza Covid-19 che ha portato con più decreti alla chiusura totale delle sale del nostro Paese sino alla chiusura forzata dall’8 marzo. Il dato si riferisce al confronto con le rilevazioni Cinetel dello scorso anno sino a tutto il mese di aprile, ma il bilancio potrebbe essere ancora più pesante in caso di prolungata chiusura. Se tutto il sistema dello spettacolo è stato messo in ginocchio dall’ emergenza sanitaria – dallo spettacolo dal vivo ai concerti, dalla produzione agli spettacoli, le tournée, gli spettacoli viaggianti -, sulle sale cinematografiche la determinazione dei danni immediati è facilmente quantificabile, mentre per gli altri settori non disponendo di dati omogenei di rilevazione va calcolato con diverse variabili .
Questi dati sul cinema, riferiti al territorio di Puglia e Basilicata, equivalgono per le sale cinematografiche a un decremento di 1.115.000 presenze con 14.200 giornate di programmazione saltate e 46.000 proiezioni annullate nelle 255 sale dell’Agenzia Puglia (che comprende Puglia e Basilicata) con 340.000 ore lavorative in meno.

Il Presidente dell’ANEC di Puglia e Basilicata Giulio Dilonardo dichiara: “Le sale cinematografiche rappresentano per le nostre regioni dei presìdi culturali insostituibili che assolvono a molteplici funzioni, aggregative, culturali, formative e didattiche che costituiscono un diritto inalienabile dei cittadini che risiedono in grandi comuni o in piccole città; la categoria ha dimostrato una grandissima sensibilità nelle attività di contenimento del contagio con le chiusure già dal 4 marzo con il primo decreto che imponeva la distanza droplet, prima che il Governo ne ordinasse la chiusura definitiva. Lanciamo un appello a tutti i rappresentanti politici affinché sostengano le sale con interventi diretti tesi a immettere liquidità nelle imprese di gestione. Non sappiamo quando le misure di contenimento termineranno, ma è chiaro che le risorse previste dall’ art 89 del convertendo DL n.18 non possono essere sufficienti a sostenere tutto il settore dello spettacolo e soprattutto oltre la data attualmente prevista dal DPCM 8.3.20 per la riapertura dei cinema e teatri prevista per il 3 aprile.
La nostra non è semplicemente un’istanza di difesa di interessi corporativistici, ma siamo seriamente preoccupati per la riapertura a crisi finita dei luoghi di cultura; stiamo dialogando con le Regioni Puglia e Basilicata che si sono immediatamente attivate per attuare procedure di semplificazione e accelerare le liquidazioni di sostegni pregressi per la filiera dello spettacolo dal vivo. Ora attendiamo l’appostamento delle risorse necessarie per affrontare il periodo più buio delle nostre imprese dal dopoguerra a oggi”.

Se per i danni a breve termine il Ministro Franceschini si è immediatamente attivato nel costituire un fondo di 130 milioni di euro di cui 80 su spesa corrente, anche le regioni infatti si stanno attivando per sostenere le imprese in questo frangente per evitare che si arrivi al collasso prima della riapertura.
E se per l’audiovisivo è colpita tutta la filiera con numerose produzioni e film bloccati, sono le sale cinematografiche quelle a essere più colpite dalla crisi non avendo alternative per assicurare ricavi alle imprese. Le produzioni infatti, come dichiarato dal Presidente dell’Anica, Francesco Rutelli, alla rivista americana “Variety” , stanno riorganizzando il modello di business saltando la sala e posizionando il prodotto sulle piattaforme televisive , o semplicemente bloccando uscite di un prodotto che rimane non deperibile. Ma se questo da un lato consente alle produzioni di contenere i danni, dall’altro ha l’effetto di destare ancora più preoccupazione per il mondo dell’ esercizio ponendosi degli interrogativi su come questa scelta oggi dettata dall’emergenza possa ripercuotersi domani a crisi conclusa sulla modalità di fruizione del prodotto audiovisivo e sulla funzione stessa delle sale cinematografiche.




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