Di seguito un comunicato diffuso da Franco Ancona, già sindaco di Martina Franca:
Ringrazio la proprietà della società Tamer Family Farm per aver avuto la sensibilità di spiegare il proprio progetto imprenditoriale ai cittadini di Martina Franca. Tuttavia, sarebbe stato più opportuno che questo onere fosse stato assolto direttamente da chi ha autorizzato l’intervento, con vari livelli di responsabilità e nelle diverse sedi.
In ordine alle posizioni assunte dalla società, ritengo però doverose alcune considerazioni.
Innanzitutto, nella nota rivolta al Sindaco di Martina Franca non ho sollevato profili di legittimità dell’intervento, pure approvato sulla base della disciplina speciale ZES, quanto piuttosto questioni di opportunità in ordine all’allocazione dell’intervento, in particolare alla costruzione di capannoni che diventeranno opifici industriali, a ridosso della Riserva Naturale Orientata del Bosco delle Pianelle.
È doveroso segnalare che il progetto in questione è stato presentato come intervento diretto assentibile secondo la procedura del vecchio Piano Regolatore Generale.
Lo stesso non sarebbe stato possibile se fosse stato già adottato il nuovo Piano Urbanistico Generale, che prevede una disciplina di maggiore tutela del bosco. Disciplina che, come tutto il contenuto del PUG, era già conoscibile da tutti a partire dal 6 ottobre 2021.
La “fortuna” dell’intervento è quindi stata determinata dall’adozione, con notevole ritardo, del Piano Urbanistico Generale solo nel luglio 2024, successivamente all’autorizzazione rilasciata.
Accadeva, infatti, che mentre nell’Osservatorio della bellezza alcuni membri sollecitavano la necessità, giustificata dalla tutela del paesaggio, di eliminare dal Piano la previsione di attività produttive di alcune aree (certamente non più “pregiate” di quelle in oggetto), già su altri tavoli iniziava a discutersi dell’intervento in questione che ha comportato la costruzione di capannoni a ridosso delle Pianelle.
A novembre del 2023, due mesi dopo la conclusione dei lavori del suddetto “Osservatorio” (13 settembre 2023) la società avviava la richiesta per scavare un pozzo artesiano a “Piovacqua”.
Richiamando una nota espressione diremmo “mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata” e di questo me ne rammarico soprattutto per chi, in buona fede, ha partecipato a quelle sedute per dare un contributo, anche in termini di sostenibilità ambientale, alla nostra Città.
Stia serena, quindi, la proprietà ma sappia che, a mio modesto avviso, un intervento come quello proposto non corrisponde alla visione di città che emerge dal dibattito e dagli atti del nuovo Piano Urbanistico adottato.
Per quanto riguarda i profili di “sostenibilità” richiamati dalla Tamer Family Farm, ritengo che la Città non abbia bisogno di qualcuno che le spieghi cosa siano, avendo già raggiunto traguardi di rilievo sul piano della sostenibilità ambientale. Un riconoscimento, documentato anche dall’assegnazione alla città dell’attestazione di Comune Sostenibile che il Sindaco Palmisano ha potuto orgogliosamente ritirare nei mesi scorsi in occasione dell’Assemblea Nazionale della Rete dei Comuni Sostenibili. Un riconoscimento che è il frutto di un complesso lavoro messo in atto con azioni amministrative strategiche e l’impegno di tutta la Comunità.
E in effetti, negli anni in cui ho avuto l’onore di amministrare la città, con una squadra motivata in tal senso, è stato possibile, tra l’altro: portare la raccolta differenziata dal 3% al 71%; sostituire migliaia di punti luce della pubblica illuminazione con lampade a LED; rimuovere ostacoli burocratici e resistenze politiche che impedivano l’ammodernamento del sistema di depurazione, facendo sì che la città disponga oggi di un impianto di ultima generazione, predisposto per depurare e soprattutto affinare le acque per il loro utilizzo a fini irrigui.
E’ per questo che, in un momento storico in cui l’acqua va considerata un bene sempre più prezioso e raro, avvertiamo come una forte contraddizione la scelta di localizzare l’intervento (per la piantumazione delle piante officinali) in un luogo lontanissimo e irraggiungibile dalle reti di “irrigazione sostenibile”, le quali sono state investite cospicue risorse pubbliche.
Una scelta sbagliata dal punto di vista economico ed ambientale.
L’autorizzazione semplificata, prevista dal procedimento della Zes Unica, avrebbe infatti consentito l’individuazione di qualsiasi terreno su cui ubicare l’intervento “agricolo innovativo” lungo i diversi chilometri di condotte già realizzate per la distribuzione delle acque depurate ad uso irriguo.
Invece si è preferito, incredibilmente, consentire la perforazione di un pozzo artesiano per estrarre 54.850,00 mc di acqua ogni anno, sottraendola alla falda posta al di sotto della Riserva Naturale Orientata delle Pianelle. Uno spreco che contraddice la presunta sostenibilità dell’intervento, non solo per l’impatto ambientale e paesaggistico e gli effetti sulla riserva vicina, ma anche rispetto alla strategia sull’uso dell’acqua della Regione Puglia.
L’acqua della falda, scarsa e potabile, dovrebbe sempre più essere riservata al fabbisogno di quelle aziende, nate con tanto sacrificio dalle famiglie che popolano le nostre campagne. Per questo è importante che si renda concreta la proposta di scavare un nuovo pozzo per le aziende agricole e di allevamento della zona.
Né a me né ai cittadini martinesi, portatori di semplici interessi diffusi tra cui quello della tutela del paesaggio e dalla salvaguardia della risorsa idrica, possono interessare i termini della contrattazione privata per l’allocazione dell’intervento sui i terreni cosiddetti “Artemoda”.
Se ho fatto riferimento a quei suoli, facilmente raggiungibili dalla rete irrigua, è solo per richiamare un’indicazione programmatica della precedente amministrazione, fatta propria dalla Regione e riaffermata dall’attuale Sindaco in diverse sedute dell'”Osservatorio della bellezza”.
Continuo, peraltro, a rimanere dell’opinione che uffici amministrativi, alloggi, locali di rappresentanza e forse anche l’allevamento dei cavalli e la smielatura potevano essere allocati nell’antica masseria Piovacqua, riducendo, di molti metri quadri i capannoni che oggi sono in costruzione. Ma questa è solo una mia valutazione, essendone venuto a conoscenza a cose ormai fatte, anche perché, ad oggi, non sappiamo ancora quale sarà la funzione della masseria oggetto di restauro.
Nella lettera di risposta, la società parla di un progetto destinato a “rigenerare il paesaggio”.
Preciso che, quel particolare paesaggio non era “incolto da quattro decenni” (altrimenti sarebbe già diventato bosco). Era, anzi, utilizzato per coltivare foraggio che, ricco della biodiversità delle nostre terre, fa produrre il buon latte che alimenta la filiera produttiva lattiero-casearia della Murgia dei Trulli. Una realtà produttiva sempre più apprezzata nel mondo, che dà lavoro a migliaia di persone ed è presidio autentico della bellezza del nostro territorio.
Mi permetto, perciò, di suggerire alla proprietà di diffidare dalle narrazioni sulla
“bellezza”, “visioni”, “futuro” e simili, suggerite da persone che le usano in modo diverso, in contesti diversi, a volte opposti.
La realtà è che nei pressi della Riserva Orientata del Bosco delle Pianelle si alternavano campi coltivati e foreste, con uno scenario unico al mondo che nessun rendering digitale potrà restituirci.
Ma questa, oggi, è solo una mia sofferta e modesta opinione.