Nei giorni scorsi abbiamo parlato della richiesta del pagamento di penali, da parte dell’Asl Taranto, ad utenti del servizio. Richiesta per prestazioni prenotate e ritenute non eseguite né disdette, anche risalenti ad inizio 2011. Pochissimo meno di dieci anni fa.
La cosa è regolare trattandosi di intervento entro i termini di prescrizione e da un punto di vista gestionale sarebbe stato un danno per l’azienda pubblica non intervenire. Però, cosa è stato fatto in questi dieci anni? Le lamentele per l’iniziativa dell’Asl con una tempistica così ampia si sono moltiplicate, per un semplice motivo pratico: in molti non ricordano neppure di cosa si tratti e anche a voler fare una contestazione, recuperare i documenti è operazione per lo meno ardua. Spesso impossibile.
Una nuova protesta è giunta con una lettera inviata all’Asl Taranto da una cittadina. Scrive fra l’altro: “Perché tali controlli non vengono effettuati in tempo? Chi vi dice che io io non abbia fatto una disdetta telefonica? Nel 2011, data in cui tale prenotazione è stata fatta (di cui io non ho assoluto ricordo) esisteva l’obbligo della disdetta?” Ancora: “Queste rivalse a mio avviso si devono fare subito, per dare modo alla gente di avere una prova tangibile, o non si devono affatto fare. Inoltre parliamo di un ente pubblico e di una prestazione non effettuata, è come pagare un bene senza averlo mai comprato e portato a casa. Sono propensa ad accettare, ma con molta fatica, una piccola penale per il ‘disturbo'” ma non tutto, più la mora. “Allora la Asl”, continua la signora, “quando non potendo realizzare un esame, una visita medica” mette di fatto i cittadini nella condizione di “rivolgerci ad un privato. In quel caso va bene?” C’è poi una considerazione legata al periodo: “Come si fa a richiedere soldi alla gente in un momento così drammatico della vita dove siamo tutti in seria difficoltà, dove abbiamo tutti problemi col lavoro e difficoltà economiche?”