
Quel disastro italiano che non fa dimenticare le 32 vittime e non deve far dimenticare le responsabilità si è trasformato in un capolavoro italiano. Le polemiche per il porto di approdo non si placheranno, è stata scelta Genova invece di altri scali (ci aveva sperato anche Taranto) ma oggi conta che il relitto della gigantesca nave da crociera è stato rimesso su e proprio stamattina, anche con la benedizione del parroco di Giglio Porto, don Lorenzo Pascuotti, ha iniziato l’ultimo viaggio. Dall’isola del Giglio a Genova. Poi sarà fatta a pezzi. Un’opera di ingegneria senza precedenti, coordinata dalla protezione civile dell’Italia che, messi finalmente da parte gli scandali (o presunti tali) a luci rosse dei vertici, con la guida sicura di Franco Gabrielli ha fatto qualcosa di impensabile. Quell’enorme rottame galleggia e viaggia. Gabrielli ha detto che fino all’arrivo a Genova non sarà cantata vittoria ma questa è già una vittoria, la partenza dal Giglio che oggi ha salutato con le sirene il gigante del mare abbattuto la sera di venerdì 13 gennaio 2012, ore 21,45 e 5 secondi, da uno scoglio e, chissà (verrà accertato nel processo: tutti innocenti fino a prova contraria) dalle responsabilità degli uomini. Oddio, quella telefonata dalla capitaneria di porto di Livorno, “salga a bordo c…” ce la ricordiamo tutti, ad esempio.
Comunque, oggi si parla di un successo straordinario delle menti, italiane con l’ausilio fondamentale di quelle straniere, e di un successo organizzativo della protezione civile italiana. Senza dimenticare, mai, Giuseppe e tutti gli altri morti quella sera assurda nel mare italiano, e le loro famiglie che soffrono.
(foto: home page, fonte adnkronos.com; interna, Giuseppe Girolamo, fonte la rete)






