Non si può certo spubblicare il nome di chi è stato contagiato, anche se i social network hanno offerto esempi deteriori. Nell’ambito del diritto (e dovere) di cronaca è competenze dei giornalisti valutare il da farsi, così come è ovvio che le istituzioni hanno a liro volta l’opportunità e la necessità di valutare il da farsi. Quando parlare solo di un caso oppure dire, per motivi di salute pubblica, di più.
Capita peraltro, come è accaduta ieri ad un artigiano di Martina Franca, di avvertire la necessità di sapere. La figlia dell’uomo deve essere sottoposta a terapia ogni dodici ore. La famiglia vive nello stesso palazzo dell’uomo risultato positivo al test corona virus. L’artigiano voleva conoscere il numero di cellulare del medico perché nelle settimane scorse c’era stato fra i due un contatto telefonico (stesso giorno del contatto personale) e quella era l’unica maniera per controllare, appunto dalla cronologia delle chiamate, se l’artigiano con la,sua famiglia e soprattutto la bambina, fosse al sicuro. All’artigiano è stato necessario rivolgersi ad un avvocato il quale si è messo a disposizione per reperire il numero perché chiunque altro l’artigiano avesse contattato, gli aveva opposto motivi di privacy. Quel numero è stato poi trovato dall’avvocato che ha pianto quando l’artigiano, al telefono, urlava in senso liberatorio che il contatto con il medico risultato positivo, risaliva ad un mese prima.
Ma questa è una testa giornalistica seria? Che modo è di scrivere un’articolo di cronaca con errori grammaticali e punteggiatura inventata. Ho fatto fatica a finire la lettura.
PS: non sono nessun giornalista, ho trovato questa pagina per caso.
Grazie per il suo intervento. Ha appena scritto un’articolo. Con l’apostrofo.