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Abbronzatura e prevenzione dei melanomi Tumori della pelle

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Di Francesco Cava:

MELANOMI E TUMORI DELLA PELLE

Fino alla seconda rivoluzione industriale l’atteggiamento degli individui nei riguardi dell’esposizione al sole era stato completamente diverso, anzi opposto, a quello assunto dalla fine del XIX secolo, quando si ebbe il trasferimento dei lavoratori dalle campagne verso le fabbriche. Fino ad allora il viso e la pelle dovevano avere un incarnato candido, pallido, ottenuto anche con il ricorso a polveri e pigmenti bianchi. Questo era un segno di superiorità, distintivo tra le diverse classi sociali: l’elite aveva la pelle chiara, il popolo che lavorava all’aperto aveva la pelle abbronzata. Se ne trova testimonianza nella storia dell’arte nelle numerose rappresentazioni degli impressionisti di donne che comunicano la propria appartenenza riparandosi dalle radiazioni solari con abiti lunghi, cappelli e variopinti ombrellini. Claude Monet – Donna con il parasole Con il rovesciamento della situazione conseguente alla rivoluzione industriale, i lavoratori dei campi si trasferirono nelle fabbriche e gli operai diventano pallidi, mentre le classi borghesi e aristocratiche riscoprono la virtù dell’abbronzatura per distinguersi dalle classi meno abbienti. Ma a parte le considerazioni sociali sull’esposizione della pelle alle radiazioni solari, la scienza oggi ci dice che nei confronti di queste non sono corrette né la protezione ossessiva né l’esposizione incontrollata. Il sole è ormai riconosciuto come un’arma a doppio taglio, che può essere dannoso sia negli eccessi che nelle carenze. Tra le tanti azioni indispensabili e positive del sole ricordiamo che l’azione delle radiazioni ultraviolette di tipo B (UVB) del sole sulla pelle provoca la trasformazione di una sostanza grassa del metabolismo del colesterolo in vitamina D, preziosa per il nostro scheletro. Ma si sa, il troppo stroppia. E’ accertato che l’eccessiva esposizione alle radiazioni solari può provocare effetti acuti e cronici sulla pelle, sugli occhi e sul sistema immunitario. La tintarella, anche se bella a vedersi, è il segno di un “effetto materiale” delle radiazioni sul nostro corpo. Ecco allora il tormentone che circola puntualmente quando si affaccia la stagione estiva: il terribile melanoma, tumore della pelle, è legato alle radiazioni solari? La scienza pone l’accento sulla predisposizione genetica, sulla familiarità: tra le persone con la pelle chiara, occhi chiari e capelli rossi o biondi è più elevato il rischio di subire scottature cutanee esponendosi al sole. L’effetto più conosciuto legato all’esposizione ai raggi UV (tanto solari quanto artificiali: l’esposizione alle lampade è infatti molto simile all’irraggiamento solare) è l’eritema, iniziale rossore della cute: ci sono pelli che si abbronzano e non si scottano mai e altre che diventano facilmente rosse. Questo diverso grado di sopportazione ai raggi solari si chiama fototipo.

L’ABCDE della prevenzione

Riepilogando: il melanoma rappresenta la causa più frequente di tumore della pelle e il suo principale fattore di rischio è l’esposizione occasionale e intensa al sole, soprattutto se accompagnata da eritema. Per questa ragione tutti dobbiamo applicare il principio della ragionevolezza, evitando di esporsi al sole in maniera indiscriminata e evitando le scottature solari ai bambini, verso i quali bisogna prestare particolare attenzione perché una storia personale di ustioni da raggi UV, soprattutto nell’infanzia, è un fattore che determina una maggiore probabilità di sviluppare questa macchia maligna. Il melanoma è comunque un tumore guaribile, anche e soprattutto se la sua diagnosi è precoce, riconoscendo le fasi iniziali dello sviluppo tumorale. Fino a quando il male rimane in superficie la sua guarigione è quasi sempre assicurata. Autoispezione dei nei e controllo periodico dello specialista dermatologo sono il miglior modo di prevenire il melanoma. E nell’osservare le macchie della pelle, attenzione alle prime cinque lettere dell’alfabeto. Infatti: A sta per asimmetria – prestare attenzione a quelle formazioni pigmentate che presentano una forma irregolare; B vuol dire bordi – assicurarsi che i bordi dei nei siano regolari e sfumati e non presentino un contorno con margini seghettati; C è l’iniziale di colore – sospettare di quelle macchie cutanee con differenze cromatiche da una zona all’altra. Generalmente i nevi sono monocromatici, si presentano cioè di un solo colore. Il colore nero, scuro o variegato costituisce il tratto più evidente del melanoma, quello che meglio lo distingue dai nei; D significa dimensioni – i nei benigni sono generalmente piccoli, mentre i melanomi di solito hanno un diametro superiore ai sei millimetri; E indica l’evoluzione – prestare attenzione alla macchia cutanea che continua ad aumentare di dimensioni.


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