Di seguito il comunicato:
Più di 9 milioni di visualizzazioni sui social, tradotte in più di 80mila donazioni in favore delle attività dell’organizzazione umanitaria Sos Mediterranée. È questo l’impatto, il potere mediatico e sociale dell’idea alla base del progetto “La Ferita del Mediterraneo”, campagna di comunicazione e sensibilizzazione di Viceversa Studio per SOS Mediterranée, realizzata in collaborazione con lo studio barese Odd Episodes e il Comune di Bari, premiata per la categoria “Comunicazione pubblica” nell’ambito degli ADCI Awards 2025.
Si tratta dei più prestigiosi riconoscimenti alla creatività italiana, la cui cerimonia di assegnazione si è svolta negli scorsi giorni a Milano e che ha visto trionfare il progetto realizzato a Bari lo scorso 12 e 13 luglio. Un grande cerotto galleggiante è apparso, infatti, in quelle giornate al largo del Lungomare Imperatore Augusto di Bari, per richiamare l’attenzione della collettività e denunciare la piaga delle morti in mare delle decine di migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo. Il mare come una ferita aperta, dunque, secondo la visione dell’installazione apparsa sullo specchio d’acqua che bagna la città: un cerotto gigante, di oltre 90 mq, composto da 360 blocchi galleggianti visibili dal cielo e dalla costa. A ricordare a tutti e tutte che, sono 1692 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale solo nel 2024; quasi 800 persone dall’inizio dell’anno 2025. Più di 32mila dal 2014. Vite, storie inghiottite non solo dal mare, ma da un’indifferenza che ferisce la coscienza collettiva.
È per questo che la scelta comunicativa è stata quella di un simbolo, tanto semplice quanto potente. Un oggetto dall’uso quotidiano, casalingo, ma anche dal forte potere evocativo: quello della protezione, della cura di una ferita. Nonostante molti degli incidenti mortali avvengano a centinaia di miglia da terra, lontani dai nostri occhi, infatti, queste morti esistono e feriscono la nostra umanità condivisa. Oltre a denunciare l’ingiustizia e la sofferenza per chi perde la vita nel Mediterraneo, l’opera ha voluto focalizzare l’attenzione sul valore delle cure mediche di primo soccorso che gli equipaggi di SOS MEDITERRANEE sono chiamati a garantire una volta soccorse le persone in mare. Chi attraversa il Mediterraneo arriva a bordo delle navi di salvataggio quasi sempre in condizioni critiche: disidratazione, denutrizione, ustioni da carburante, traumi fisici e psicologici. Solo nel 2024 i medici a bordo della Ocean Viking hanno effettuato 1357 visite mediche.
«Quest’opera – spiega la direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia, Valeria Taurino – è il nostro modo per puntare i riflettori sulla tragedia del Mediterraneo, che purtroppo è uscita fuori dalla coscienza collettiva e anche dall’attenzione mediatica ma continua a essere una ferita aperta e dolorosa. Ci auguriamo che serva a riaccendere i riflettori e a stimolare un dibattito pubblico rinnovato. Abbiamo scelto per questo Bari, città di mare e città simbolo di un’accoglienza vissuta come parte identitaria e integrale della cultura, città sensibile e davvero aperta a chi cerca sicurezza e cura. A chi cerca di curare le proprie ferite».
«Le idee e l’immaginazione ci permettono di osare e superare barriere che ci impediscono di vedere e capire cosa succede nel mondo, intorno a noi, o in questo caso nei nostri mari – dichiara Luciano Marchetti, dello studio VCVS di Milano – Ci possono far riflettere su cosa accade laddove non riusciamo a esserci fisicamente. Il nostro cerotto fa questo, ci porta lì, davanti ad un problema, davanti ad una necessità, quella di non essere indifferenti davanti alle morte o al dolore di chi cerca pace, una casa, la terra ferma. Abbiamo realizzato questa installazione per lanciare un segnale attraverso un simbolo universale, di cura ma soprattutto di consapevolezza. Per farlo serviva essere lì, nel nostro mare, cambiando il suo scenario e mostrandoci quello che non riusciamo a vedere».
«Progetti come La Ferita del Mediterraneo ricordano che la comunicazione non è solo estetica o tecnica, ma una questione profondamente umana – è il commento di Giuseppe Santoro, dello studio Odd Episodes di Bari – Nasce dall’incontro, dal dialogo e dalla fiducia reciproca tra persone e realtà che condividono uno stesso sguardo. Con questo progetto abbiamo cercato di restituire un’immagine che non fosse solo denuncia, ma anche gesto di cura. Bari, affacciata su quel mare che unisce e divide, è diventata il luogo simbolico di un dolore collettivo che ci riguarda tutti. Comunicare è un lavoro di responsabilità. Crediamo che le idee migliori emergano proprio dalle relazioni che si costruiscono, dal confronto, dall’ascolto del mondo e delle sue urgenze. Il design, quando si fa collettivo e consapevole, diventa un atto di responsabilità e di cura».






