Di seguito un comunicato diffuso da Sec Mediterranea:
I cittadini pugliesi sono, insieme ai piemontesi, i più ottimisti d’Italia sull’uscita dalla crisi. Il 50% di essi, infatti, pensa che se ne uscirà entro la fine di quest’anno contro una media nazionale che si attesta sul 39%. E i cittadini pugliesi sono più ottimisti anche degli imprenditori che, solo in un caso su cinque (il 21% del campione intervistato), fa la stessa previsione; oltre la metà degli imprenditori intervistati (il 51%), infatti, vede l’uscita dal tunnel nel 2021 mentre per il 28% occorreranno più anni. È quanto emerge dall’Osservatorio GPF / SEC Newgate sugli effetti del virus su imprese e popolazione, una ricerca di perimetro nazionale, di cui è stato presentato un focus sul contesto pugliese, per iniziativa di SEC Mediterranea, società di relazioni pubbliche barese del Gruppo SEC Newgate.
A commentare i dati della ricerca, sono intervenuti l’onorevole Gianluca Rospi di Popolo Protagonista, il presidente di Ance Puglia Nicola Bonerba, il presidente del Gruppo Megamark Giovanni Pomarico e il direttore Strategie e Investor Relator di Exprivia SpA Gianni Sebastiano.
“Rilevata la grave preoccupazione per il futuro sia della popolazione che delle imprese pugliesi – ha sottolineato Gianluigi Conese, amministratore delegato di SEC Mediterranea – l’auspicio è che davvero si possa uscire dalla crisi in tempi ragionevolmente brevi, così come ipotizzato dai cittadini; è comprensibile il minore ottimismo delle imprese in una regione connotata da tante realtà in settori che, a fine lockdown, non intravedevano ancora chance di ripresa. Per supportare il rilancio delle attività il ruolo della comunicazione d’impresa è fondamentale, una comunicazione più digitale, responsabile, concreta e con al centro le persone”.
I principali risultati del campione ‘Imprese’
Le imprese e i cittadini pugliesi intervistati (rispettivamente il 6,3% e il 7,7% del campione) hanno utilizzato più di 300 termini per definire la pandemia: quelli più ricorrenti per le imprese sono stati ‘disastro’ e ‘calo’, mentre ‘disastro’, ‘preoccupazione’ e ‘devastante’ i più gettonati tra i cittadini.
Il Covid-19 ha avuto un impatto su quasi il 68% delle imprese pugliesi. Il 43,3% delle imprese è rimasto peraltro completamente chiuso durante il lockdown (contro la media italiana che è stata del 35,4%). Rapporto che si ribalta in fase di riapertura delle attività: il 90,8% delle imprese regionali contro il 65,9% di quelle italiane. Segno di una struttura economica più penalizzata in fase di lockdown, ma forse di una maggiore reattività nella ripartenza.
L’impatto del Coronavirus sulle imprese pugliesi è anche documentato dal calo di fatturato registrato nei primi 4 mesi dell’anno dichiarato da 9 aziende su 10 (leggermente più alto rispetto al dato nazionale). Valore che rimane pressoché immutato (anzi in leggera crescita) rispetto alle previsioni di fatturato per il 2020.
Ricorso alla cassa integrazione e dilazione dei pagamenti sono state le due misure più utilizzate dalle imprese pugliesi (rispettivamente 43,9% e 29,8%), più alto della media nazionale (rispettivamente, 36,8% per la Cig e 25,2% per la dilazione pagamenti).
Le misure decise dal Governo sono state giudicate molto o abbastanza adeguate dal 42,6% degli imprenditori pugliesi, in linea con la media nazionale (42,4%). “Più clemente” il giudizio negativo sull’azione di Governo ritenuta per nulla adeguate “solo” dal 15,4% delle imprese contro il 20,3% delle imprese italiane.
Circa le preoccupazioni per il futuro dell’economia e della loro imprese, gli imprenditori locali sono molto più preoccupati per le sorti del Paese (54,3%) che per la propria impresa (27,8%). Di riflesso anche l’uscita dal tunnel è stimata entro il 2021 per oltre la metà degli imprenditori pugliesi intervistati.
I principali risultati del campione ‘Popolazione’
Più ottimisti degli imprenditori, i cittadini pugliesi ritengono che la fine della crisi si vedrà già al termine del 2020 (50% degli intervistati). Come tutti gli italiani, anche gli abitanti della Puglia hanno espresso la loro fiducia verso chi è stato in prima linea in tutti questi mesi: medici e operatori sanitari hanno ricevuto il gradimento più alto (62,8%). A seguire nella classifica locale, le strutture sanitarie (37,1%) ed esperti specifici (35,1%). In fondo alla classifica i mezzi di informazione e la politica.
Il lockdown ha anche modificato i consumi e le abitudini di spesa (attuali e previste). Su questo specifico tema, i pugliesi hanno indicato quasi all’unanimità, superando di molto il dato nazionale, una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti (96,3% vs 87,1%), alla convenienza e ai prezzi (92,5% vs 85,2%). Simile al dato nazionale, infine il ricorso alla spesa online (38,8% dei pugliesi vs 38,9% degli italiani).
La comunicazione
Indicazioni interessanti anche sul modo di comunicare delle aziende e sull’impatto che il Covid-19 avrà sulla comunicazione. Il 57,3% degli abitanti del “tacco dello stivale italico” ritengono che il Coronavirus non avrà un impatto sulla comunicazione. Tra chi pensa il contrario, indica tra i maggiori cambiamenti, un maggior ricorso alla comunicazione digitale anche in chiave di comunicazione interna, un cambio nell’approccio e nel modo di comunicare, che dovrà dare più spazio alle persone. Il Covid-19 aprirà però anche nuove opportunità proprio per le imprese che si occupano di comunicazione. Certamente per i pugliesi le imprese non devono “speculare” sulla crisi per fare pubblicità (81,5%), devono cambiare modo di comunicare rispetto al passato (87,2%), metterci la faccia (96,2%) e utilizzare una comunicazione più etica (98,1%).
Le due rilevazioni sono state seguite da interviste di approfondimento a 35 stakeholder del Paese. Tra loro anche il sindaco di Bari e presidente ANCI, Antonio Decaro, che ha sottolineato come serva “mantenere fiducia forte nelle misure economiche che il governo nazionale e l’Unione Europea stanno mettendo in campo per rilanciare la domanda e garantire la continuità nella produzione manifatturiera e nell’erogazione dei servizi”.