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Il riconoscimento di 165 anni fa all’ufficiale lucano, a Teano con Garibaldi che pronunciò lo storico “obbidisco” al re Aquilante Persiani
15 Ottobre 2025
Nell’immagine di home page uno scritto, riconoscimento al merito ottenuto sul campo di battaglia, che ha 165 anni. Quanti ne ha l’Italia Unita. Fu stilato a Napoli, l’11 ottobre del 1860. Una dichiarazione sottoscritta da uno degli ufficiali dei Mille di Garibaldi. Si fa riferimento ad una delle ultime battaglie, che si svolse la notte tra il 30 settembre ed il 1° ottobre, a Caserta. Qualche giorno prima della fine della Spedizione dei Mille (26 ottobre del 1860) che si concluse con lo storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Fu allora che l’Eroe dei Due Mondi disse al re “Obbidisco” (avrebbe dovuto dire più correttamente in italiano “Obbedisco”, ma Garibaldi era uomo d’azione, non di grande cultura letteraria -ndr-). E lì, a Teano, c’era tra i capi-colonna degli insorti anche Aquilante Persiani (erroneamente scritto “Aquilando” dall’estensore della dichiarazione, vedi sopra…).
Aquilante Persiani, capitano, di Senise (Potenza) aveva guidato fino a Teano la colonna lucana del Distretto di Lago Nero (oggi Lagonegro), composta da un centinaio di camicie rosse, con sciabole e archibugi alla mano. Il Persiani -si legge- intervenne al comando dei suoi in modo risolutivo a difendere da un assalto dei Regi soldati le barricate innalzate sulla linea ferroviaria nella stazione di Santa Maria Capua Vetere. Oggi si definirebbe Aquilante Persiani un patriota, uno dei tanti che contribuì a rendere l’Italia unita. Ma all’epoca, per il nostro, le cose non andarono sempre bene. Era stato ripudiato dalla sua famiglia, filo borbonica, e cacciato di casa. A nulla valsero le sue preghiere di poter tornare in famiglia, a missione compiuta. La vita per lui fu fatta di stenti, vagando tra le terre dello Ionio di Calabria e Basilicata. Solo a distanza di 100 anni dall’Unità d’Italia, un piccolo, postumo riconoscimento: a Senise -negli anni 60 del secolo scorso- venne rivista la toponomastica: il corso principale fu intitolato a Giuseppe Garibaldi. La strada parallela ad Aquilante Persiani. Solo dopo la sua morte gli fu concesso il ritorno “a casa”: le sue spoglie -in divisa da garibaldino- sono ancora custodite nella cappella gentilizia di famiglia, nel cimitero di Senise.