Secondo l’accusa, affiliato al clan era anche un imprenditore incensurato, E. G. le sue iniziali. Aveva il compiti di investire in attività apparentemente lecite, il denaro frutto delle operazioni malavitose.
Secondo l’accusa, era “Pelè”, alias Giuseppe Cesario, fino alla sua morte due anni fa, a reggere il sodalizio criminale fra i tarantini e quelli di Statte. Clan che poi si è evoluto e ha stretto anche collaborazioni con il clan Bonavota di Sant’Onofrio, e si parla di ‘ndrangheta. Ventisette dei 38 arrestati oggi sono accusati di crimini di stampo mafioso. Trenta dei 38 arrestati sono in carcere, gli altri ai domiciliari. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai militari della Guardia di finanza fra Taranto (quartieri Tamburi e Paolo VI nello specifico) Statte e Massafra. Accuse: a vario titolo, usura, estorsioni, traffico di droga e contrabbando di tabacchi lavorati esteri. L’organizzazione si faceva anche carico del sostentamento e delle spese legali per i sodali del gruppo criminale incappati nelle maglie della giustizia. Un sodalizio criminale che, secondo l’accusa, si sostituiva non di rado alle istituzioni per dirimere controversie fra privati. Venivano anche promossi eventi e ci si adoperava per la creazione di posti di lavoro. Non veniva disdegnato di usare metodi intimidatori molto gravi.
Operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce, con accuse legate ad episodi degli ultimi tre anni almeno. Sequestrati anche cinque compendi aziendali: pizzeria, impresa funebre, commercio all’ingrosso di frutta e verdura, agenzia di giochi e scommesse, commercio di detersivi, sapone, profumi e cosmetici. Sequestrati anche una villa completamente abusiva, tre unità immobiliari e cinque automobili e tre motocicli.
