Non essendo stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini all’indagata Conceicao, brasiliana, l’udienza preliminare non si è svolta. Lo comunica Guglielmo Boccia, legale di uno degli indagati, Nicola Basta.
Il difetto procedurale ha dunque causato lo slittamento, chissà a quando, dell’udienza per decidere se per tutti o alcuni degli indagati, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione, li debba vedere nel ruolo di imputati. I fatti risalgono, secondo l’accusa, agli anni scorsi e l’indagine si è concretizzata, con gli avvisi di garanzia, circa un anno fa, a carico di Nicola Basta; di Massimiliano Mazzaglia (per lui anche l’accusa di violenza sessuale aggravata); di Giovanni Lenoci; di Vincenzo Montanaro; di Conceicao Bruna Clementino, appunto.
L’accusa (stralcio del comunicato diffuso dalla polizia il 16 ottobre dell’anno scorso).
IL FATTO – La città di Martina Franca è ormai da diversi anni meta abituale di cittadine extracomunitarie che prendono in fitto delle abitazioni dislocate sia nel centro storico che nell’agro di Martina Franca per poi esercitare l’attività di meretricio. Nel luglio del 2012, quest’Ufficio di P.S. apprendeva da fonte confidenziale che tali donne potessero in realtà essere sfruttate da persone di Martina Franca le quali, oltre a sfruttarle, ne favorivano la prostituzione mettendo loro disposizione alloggi e mezzi necessari per la loro attività di meretricio.
A seguito di ciò personale di questa squadra di Polizia Giudiziaria, coordinati dal Procuratore aggiunto della Repubblica di Taranto, dott. Argentino Pietro, iniziava una accurata attività di indagine, attraverso tradizionali appostamenti e pedinamenti oltre ad una attenta e corposa attività tecnica, volta proprio a rilevare la dimensione di tale fenomeno ed accertare eventuali responsabilità penali. Nel corso dell’indagine si accertava che gli indagati avevano dato vita ad una vera e propria associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione avendo ognuno di loro compiti diversi.
Nell’occorso si accertava che Basta Nicola e Conceicao Clementino Bruna avevano promosso, organizzato e diretto tale associazione allo scopo di reclutare persone al fine di farle prostituire e comunque favorirne la prostituzione.
In particolare Basta Nicola, Mazzaglia Massimiliano e Conceicao Clementino Bruna avevano il compito di individuare gli immobili ove far alloggiare le prostitute nonché i prestanomi cui intestare i relativi contratti di locazione che avevano la durata massima di un mese al fine di evitarne la registrazione; allo stesso il Mazzaglia Massimiliano aveva anche il compito di pubblicare su “subito.it” gli annunci di fitto di detti immobili al fine di ospitare dette persone, ad occuparsi della loro sistemazione, nonché a riscuotere la pigione di 50.00 Euro giornaliere; il Lenoci Giovanni provvedeva invece a contattare personalmente a mezzo telefonico le prostitute per farle venire sui luoghi del meretricio mentre il Montanaro Vincenzo provvedeva ai bisogni delle prostitute prestandosi personalmente a fare loro la spesa ed a occuparsi dei loro spostamenti.
Solo per il Mazzaglia Massimiliano si accertava inoltre una responsabilità penale per la violazione di cui agli 609 bis c.1° e 609 ter c.1 e 3 c.p. (violenza sessuale aggravata) perché, simulando di essere un carabiniere, costringeva una prostituta a subire un rapporto sessuale con lui con la minaccia che, in caso contrario, avrebbe avuto ulteriori problemi con “i suoi colleghi” carabinieri che in precedenza avevano eseguito nei suoi confronti una perquisizione finalizzata alla ricerca di stupefacenti.
Per i fatti di cui sopra in data 15 settembre 2014 il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Taranto, dott. Argentino, accogliendo le corpose risultanze d’indagine di questo ufficio emetteva avviso di conclusione delle indagini preliminari con contestuale informazione di garanzia e decreto di nomina del difensore di fiducia a carico dei predetti in oggetto ravvisando a loro carico il reato di associazione per delinquere finalizzato allo sfruttamento della prostituzione.
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Respinte le accuse da parte degli indagati, anche in sede di successivi interrogatori. Una, però, non si trova. E ha condizionato anche il procedimento, oggi.