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Covid, Gimbe: in Puglia contagi in aumento e ricoveri in calo La provincia più colpita è Lecce

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Aumentano i nuovi contagi (+12 per cento rispetto a sette giorni fa), ma diminuiscono gli attualmente positivi per centomila abitanti (1.900) e anche i ricoveri, sia in area medica (passano dal 20,3 al 18,6 per cento) che nelle terapie intensive (la percentuale di occupazione dei posti letto scende dal al 7,2 al 6,2 per cento). Le province più colpite sono Lecce e Foggia: rispettivamente con 1.035- è l’incidenza settimanale più alta a livello nazionale- e 579 nuovi positivi ogni 100mila residenti superano Bari (559), Taranto (518), Brindisi (491) e Barletta- Andria-Trani (473). È il quadro meno confortante, per quanto concerne la diffusione del coronavirus, che emerge dal report della Fondazione Gimbe sull’andamento dell’epidemia in Puglia. «Si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in 12 regioni e una riduzione in 9: dal +37,4 per cento dell’Umbria al -12,7 per cento del Lazio», commenta l’organismo indipendente. «In quasi metà delle province (49) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Salgono da 42 a 48 quelle con incidenza superiore a 500 casi per 100.000 abitanti».

Vaccinazioni 

La campagna di protezione dal Covid-19 procede a vele spiegate con numeri che confermano la regione degli ulivi al primo posto in Italia per livello di copertura vaccinale. Stando all’analisi condotta dagli esperti di Gimbe, l’86,6 per cento della popolazione ha effettuato due dosi e l’1,8 per cento una. La Puglia mantiene saldamente il primato delle inoculazioni ai bambini dai 5 agli 11 anni: il 47,2 per cento ha completato il ciclo e il 6,3 per cento ha fatto solo una iniezione, sommati fanno più del 53 per cento. Il tasso di copertura delle terze dosi è dell’84,6 per cento, valore oltre la media nazionale (82,8 per cento), quello delle quarte dosi, invece, è dell’1,1 per cento. «Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 58,2-76,2 per cento)- precisa Gimbe- ma soprattutto di malattia grave (del 73,6-88,3 per cento per ricoveri ordinari; del 78,1-91,7 per cento per le terapie intensive) e decesso (del 78,7-90,4 per cento)».

La situazione nel Paese e la variante Omicron 2

Il recente incremento dei contagi è stato causato da diversi fattori: rilassamento «della popolazione, diffusione della più contagiosa variante Omicron Ba.2, persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso, verosimile calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione dopo qualche mese dalla dose booster- afferma il presidente della fondazione Nino Cartabellotta-, in ogni caso, al di là delle motivazioni, i dati dimostrano che la circolazione del virus è ancora molto elevata. Quasi 40 mila nuovi casi al giorno, oltre 1 milione di positivi e un tasso di positività dei tamponi all’11,4 per cento. Serviranno 7-10 giorni per capire se la risalita della curva coincide con l’inizio di una nuova ondata, con successivo impatto sugli ospedali, o si tratta semplicemente un semplice rimbalzo. Nel frattempo, indipendentemente dalla scadenza dello stato di emergenza, è pura follia pensare di abbandonare l’utilizzo delle mascherine al chiuso, fondamentali per contenere il più possibile la trasmissione del contagio, vista anche la limitata efficacia del vaccino nel ridurre il rischio di infezione. Sul fronte delle vaccinazioni, considerato che un’ampia fetta della popolazione è suscettibile al contagio, rimane prioritaria la somministrazione del ciclo primario a 4,67 milioni di persone e del booster a 2,8 milioni, in particolare agli over 50 a rischio elevato di malattia grave».

 




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