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Terapia intensiva Covid: 48 per cento di posti letto occupati in Puglia Gimbe

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Nelle prossime ore la nuova ordinanza del ministro della Salute. Alcune regioni cambieranno colore. Difficile che lo faccia la Puglia.

Di Francesco Santoro:

Aumenta la pressione sugli ospedali della Puglia. A sottolinearlo è la Fondazione Gimbe nel consueto report settimanale. La percentuale dei posti letto occupati dai pazienti Covid in terapia intensiva è salita al 48 per cento, dato che colloca la terra degli ulivi al quarto posto della graduatoria nazionale alle spalle di Lombardia, Piemonte, Umbria e Provincia autonoma di Trento. Mentre la percentuale dei posti letto occupati nella cosiddetta area medica degli ospedali pugliesi è del 49 per cento. Sette giorni fa in entrambi i casi la percentuale era del 45 per cento.                                                                Gimbe, inoltre, ha compiuto una verifica sugli effetti delle misure restrittive introdotte dal governo e ha certificato, per quanto concerne la terra degli ulivi, un variazione del 124 per cento dei nuovi casi nel periodo 6-28 novembre rispetto ai 23 giorni precedenti (dato in netto peggioramento). «La nostra analisi – afferma la responsabile Ricerca sui servizi sanitari dell’organismo indipendente, Renata Gili –conferma che, Rt a parte, non si intravedono», in tutto il Paese, «risultati tangibili a 3 settimane dall’introduzione delle misure. Inoltre, suggerisce che sbiadire troppo presto il colore delle regioni rischia di determinare una risalita prima dell’indice Rt, poi della curva epidemica e quindi dei tassi di ospedalizzazione. In altre parole, con la circolazione del virus ancora troppo elevata per riprendere un efficace contact tracing e con la pressione sugli ospedali molto alta, i primi timidi segnali di miglioramento rischiano di essere vanificati dall’allentamento delle misure».                          Il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta «chiede al governo di mantenere la linea del rigore, al fine di evitare una nuova inversione della curva del contagio ed aumentare la pressione, già intensa, sugli ospedali dove i professionisti sanitari sono al limite dello stremo. Chiediamo inoltre di rivedere le tempistiche per ridurre l’intensità del colore delle regioni: i dati confermano infatti che due settimane di “osservazione” sono insufficienti per valutare un miglioramento tangibile sulla curva dei contagi e, soprattutto, sui tassi di ospedalizzazione. In tal senso, l’ipotesi di un “Italia tutta gialla” in tempi brevi è più un desiderata della politica che una strategia di controllo dell’epidemia».




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