La signora in sedia a rotelle ha partecipato al sit-in. La signora di 95 anni no ma è compresa fra la sessantina di nuclei familiari (saranno circa duecento alla fine delle notifiche, verosimilmente) che da quel palazzo di Taranto, via Solito, devono andare via entro un paio di mesi. Giusto per rovinarsi il Natale, insomma.
Senonché il Sunia ha chiesto di fermare tutte le procedure perché questa storia contorta va chiarita. Ecco dunque la protesta odierna e le altre iniziative.
Storia contorta: circa quaranta anni fa, per risolvere l’emergenza abitativa, il Comune di Taranto acquisì immobili e li assegnò. E chi ci andò ad abitare pagò l’affitto. Poi il Comune, sindaco Di Bello, cedette gli immobili, con un’operazione di cartolarizzazione. Gli assegnatari sono rimasti in quelle case. Hanno continuato a pagare: al privato, non più al Comune. Ora la società privata titolare in virtù della cartolarizzazione vuole fare altro e ha inviato le lettere di sfratto. Che però, secondo le famiglie assegnatarie, sfratto non è ma vero e proprio sgombero. La bomba a orologeria abitativa deve essere disinnescata presto, appunto chiarendo i rapporti fra titolare dell’immobile e residenti e anche il ruolo del Comune di Taranto. Che fa, a fronte di un pericolo del genere?