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Martina Franca: funzionario postale, che trattamento all’avvocato Messo alla porta il legale che chiedeva lumi sul ritardo di una spedizione e che era stato accolto con cortesia da altre due lavoratrici

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Il 5 giugno l’avvocato inviò, tramite la Corte d’appello di Taranto, un atto giudiziario alla controparte. Tracciando sul sito di Poste Italiane l’iter della spedizione ha verificato che il 7 giugno il plico non era stato consegnato, con restituzione al mittente senza alcuna causale, nonostante il destinatario dell’atto fosse ben indicato.

Così ieri è andato all’ufficio postale centrale di Martina Franca per accertarsi dei motivi della mancata restituzione al mittente dell’atto giudiziario. Il legale è stato fatto accedere nei locali dell’ufficio smistamento della corrispondenza da una dipendente di Poste italiane che, con una sua collega preposta alla verifica della tracciabilità della corrispondenza, con molta cortesia ha cercato di risolvere il problema. Individuato l’atto giudiziario ancora in ufficio, alla richiesta dell’avvocato di farsi consegnare il plico per ripetere, con urgenza, la procedura a tutela del proprio assistito, una delle due dipendenti ha chiesto al responsabile dell’ufficio di procedere alla consegna. Il responsabile, uscito dalla sua stanza, alla richiesta dell’avvocato di ritirare il plico, lo ha invece (anche dandogli del tu) praticamente messo alla porta dicendogli che non poteva entrare lì, rifiutandosi anche di dare le proprie generalità pur essendo incaricato di svolgere un pubblico servizio.

E il problema era il loro.


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