Tredici fabbricati, venti appezzamenti di terreno, quote aziendali, una rivendita di auto, 61 automezzi, tre motoveicoli. Ciò, fra quanto confiscato a padre e figlio, Leonardo Calabretto e Giancarlo Calabretto, di Martina Franca, coinvolti in un’attività di usura, secondo l’accusa. Erano stati arrestati nel 2014. I beni erano stati sequestrati preventivamente un anno fa, adesso lo Stato ne diventa titolare, secondo la normativa antimafia. L’indagine per usura, partita un anno fa abbondante, a carico di padre e figlio, oltre al carcere per i due, si è tradotta dunque, anche nel togliere loro i beni, ritenuti dall’accusa il frutto dell’attività malavitosa. Fra le altre cose, la Guardia di finanza, esaminando la situazione fiscale fra il 1986 e il 2013, ritiene di avere rilevato sproporzioni fra quanto dichiarato (poco o nulla, secondo l’accusa) e investimenti, anche immobiliari, fatti da componenti di quel nucleo familiare. Nei confronti del padre, il curriculum (così è descritto nel comunicato delle Fiamme gialle) parla di usura, estorsione e abusiva attività finanziaria; per il figlio, “vari episodi di estorsione e usura”.