Quando arrivano notizie di questo genere, solo apparentemente banali, c’è davvero la sensazione che si sia persa proprio la misura. Brescello, piccolo paese emiliano, ha rappresentato, nell’ultimo mezzo secolo abbondante, un simbolo per l’Italia: lì era ambientato “Peppone e Don Camillo” e con il primo dei film, lì erano ambientate le altre pellicole delle bonarie liti fra il sindaco comunista e il prete.
Un’Italia di gente onesta, comunque. Oggi il Consiglio dei ministri ha sciolto, per infiltrazioni mafiose, il Comune di Brescello. Da Fernandel a Cosa nostra. Anzi, alla ‘ndrangheta per la precisione. Un segno, solo apparentemente minore, della deriva di questo nostro povero Paese. Rovinato da gentaglia che non si pone limiti alla rovina, figurarsi se possa capire i necessari limiti culturali, e però rovinato anche da una insufficiente risposta della comunità, della maggioranza silenziosa. Non ci si può più definire gente per bene, se si continua ad accettare soprusi di ogni tipo senza la minima reazione.