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In digitale libro su Matera e Rioni Sassi del 1953 Biblioteca Energheia

copertina preliminare UNRRA CASAS

Di Nino Sangerardi:

L’Associazione culturale di Matera Energheia ha ideato e realizzato in formato digitale  “il lavoro di studio preliminare per conoscere le condizioni degli abitanti dei Rioni Sassi  e proporre soluzioni per rimuoverne le cause realizzato nell’anno 1953”.

Fu Adriano Olivetti, illustre imprenditore, ingegnere e politico italiano del Novecento, all’epoca presidente dell’INU (Istituto Nazionale dell’Urbanistica) e Commissario dell’Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration-Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), a dare il proprio apporto alla causa.

Infatti per suo volere nacque la Commissione per lo studio della città e dell’agro materano, composto da un gruppo di intellettuali presieduto dallo stesso Olivetti e dal sociologo tedesco Frederic Friedmann, docente all’Università di Arkansas, USA.

Scopo della Commissione fu quello di avviare un’indagine per conoscere a fondo le condizioni di vita dei residenti nei Rioni Sassi  e, successivamente, proporre soluzioni per trasferirli in quartieri nuovi, le cui case dovevano necessariamente essere dotate dei servizi indispensabili per vivere.

La progettazione dei nuovi complessi abitativi doveva tener conto di quella che era in precedenza la vita dei materani: una vita fatta sì di povertà, ma allo stesso tempo di socializzazione e solidarietà tra famiglie appartenenti allo stesso vicinato.

Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera; nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di Legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano di De Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con la Legge Speciale per lo sfollamento dei Rioni Sassi impose a due terzi degli abitanti della città, circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.

Lo Stato assume a suo carico la spesa per il risanamento dei quartieri Sasso Caveoso e Sasso Barisano  e per la costruzione di case popolari particolarmente adatte per contadini, operai ed artigiani, in sostituzione di quelle  esistenti in detti quartieri che saranno dichiarate inabitabili ed abbattute.

Grazie ai risultati delle indagini avviate dalla Commissione presieduta da Olivetti furono costruiti (in gran parte con i finanziamenti provenienti dal piano Marshall degli Stati Uniti) i nuovi quartieri sul Piano e fuori città, nei pressi dei terreni di proprietà dei contadini che abitavano nei Sassi.

In fase di progettazione, la Commissione (avvalendosi del parere di intellettuali dell’epoca come Eleonora Bracco per la paleoetnologia, Francesco Saverio Nitti per la storia, Rocco Mazzarone per la demografia e l’igiene, Giuseppe Isnardi per la geografia, Ludovico Quaroni per l’urbanistica ed altri) cercò di riprodurre le stesse condizioni di coesione sociale presenti negli antichi rioni in tufo.

Nacque così fuori città il nuovo Borgo La Martella, dove nel 1953 le prime cinquanta famiglie furono alloggiate. Dopo La Martella, furono costruiti i Borghi Venusio e Picciano, anche loro destinati ad accogliere i contadini che possedevano appezzamenti di terra nelle vicinanze.

Matera fu una delle prime città a dotarsi di un Piano Regolatore, ideato nel 1956 e firmato dall’urbanista Piccinato. Appena fuori il perimetro dei Rioni Sassi furono edificati i quartieri di Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche ed Agna Cappuccini, costruiti in pieno stile Scandinavo, ovvero zone a bassa densità abitativa con ampie aree verdi e frequenti piazzette per rievocare lo spirito di coesione tra famiglie che si viveva nei vicinati.

Il trasferimento forzato proseguì per un ventennio, riscontrando non poche opposizioni da parte degli abitanti (soprattutto i più anziani), affezionati alle grotte ed ai vicinati, assuefatti alla povertà ed abituati a vivere nel sacrificio.

I Rioni Sassi furono, di fatto, svuotati, divennero una città fantasma a margine della città nuova. Gli abitanti ottennero case nuove e la promessa di un appezzamento di terra da coltivare (in seguito non per tutti mantenuta), pagando canoni di affitto irrisori in cambio della cessione delle loro vecchie abitazioni al demanio.

Dunque, meritoria l’iniziativa dell’Associazione Energheia che rende accessibile(energheia@energheia.org) un documento importante e unico.

 


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