Di seguito l’articolo che ci invia Giulio D’Andrea, giornalista de “Il Mattino” che segue la vicenda:
Il fatto che le amiche di Calitri continuino a descriverla come una persona tranquilla e riservata, ma incapace di compiere gesti estremi o di prendere decisioni definitive, viene considerato quasi normale qui in Irpinia.
Ma il ritratto di Giuditta Perna emerso con due interviste rilasciate da Consuelo Cannarile, 25enne di Martina Franca e coinquilina di Giuditta per cinque anni a Perugia, consegna agli inquirenti e all’opinione pubblica avellinese qualche elemento in più su cui riflettere. Giuditta, la 26enne svanita nel nulla nel più oscuro dei luoghi di Monteverde – un fiume, un ponte, tra i boschi – non poteva fuggire né suicidarsi. Non senza lasciare un messaggio ai genitori e alla sorella, che amava più di ogni altra cosa. Queste in pratica le parole di Consuelo. E se quest’ultima non crede minimamente a tali ipotesi, si apre una terza strada: un’altra persona che ha portato via la studentessa di Calitri. Non si sa dove, non si sa come, e non si sa perché.
In Irpinia non si uccide ma ci si uccide. In Irpinia non si rapisce una persona ma al limite si fugge da una persona. Zona tranquilla ma depressa. Questo devono aver pensato più o meno tutti nei primi giorni di ricerche. E se non fosse così? Intanto 600 uomini non hanno trovato nulla. Nemmeno i cani, gli elicotteri. E anche in paese si rafforza la convinzione che Giuditta sia stata presa da qualcuno. E’ una storia strana, una brutta storia in ogni caso. Adesso, con l’apertura di un fascicolo di inchiesta ad Avellino, si indagherà su tutte le direzioni. Anche sulle più assurde o le più impensabili. Almeno qui.