Di Francesco Cava:
Nei giorni scorsi in provincia di Foggia è stata accertata una zoonosi causata da vermi di forma cilindrica, la trichinella spiralis, un parassita che si localizza inizialmente nell’intestino, per poi dare
origine a una nuova generazione di larve che migrano, attecchiscono e si incistano nella muscolatura striata.
Il termine corretto per indicare la malattia causata dai parassiti del genere Trichinella nell’uomo è trichinellosi, essendo stata superata la vecchia dicitura, ancora impropriamente usata, di trichinosi
o trichiniasi. Il ciclo vitale della Trichinella è mantenuto da animali che vengono nutriti (p. es., maiali, cavalli) o che mangiano (p. es., orsi, volpi, cinghiali) altri animali i cui muscoli striati contengono larve
incistate infestanti.
La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia il veicolo di trasmissione principale è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe).
La trichinellosi non si trasmette da persona a persona.
La malattia è caratterizzata da due fasi: una enterica, con sintomatologia a carico dell’apparato gastro-intestinale, legata alla presenza del parassita a livello intestinale e una parenterale, dovuta al passaggio in circolo delle larve, con migrazione delle stesse in altri siti dell’organismo.
Nell’uomo il quadro clinico varia dalle infezioni asintomatiche a casi particolarmente gravi.
La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Nelle infezioni gravi l’infiammazione può causare complicanze cardiache (miocardite, insufficienza cardiaca, aritmie), neurologiche (encefalite, meningite, disturbi visivi o uditivi, convulsioni), o polmonari (polmonite, pleurite).
La trichinellosi può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico-sanitarie:
– la carne va consumata ben cotta: è sufficiente la temperatura di 65° per un minuto, in modo
che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore;
– i maiali macellati in privato devono essere esaminati da un veterinario che, con esame
trichinoscopico, accerta l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni;
– se non si ha certezza che la carne sia stata sottoposta a questo esame, è bene congelarla per
almeno 1 mese a -15°C. Un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve.
Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura della carne nel forno a microonde non assicurano l’uccisione del parassita.