L’ansia è una problematica con la quale, al giorno d’oggi, tantissime persone hanno a che fare. Soprattutto negli ultimi due anni, il numero di coloro che ne soffrono è cresciuto notevolmente. Alla luce di ciò, è fervente la ricerca che ruota attorno ai rimedi per sconfiggerla. Come ben sai, ce ne sono diversi. Tra questi, rientrano i fiori di Bach e il CBD. Come mai, fino a qualche anno fa, i primi erano decisamente più popolari del secondo? Vediamo assieme la risposta a questa domanda.
Le novità normative
Quando si chiama in causa il motivo per cui il CBD ha rubato la scena ai fiori di Bach, è il caso di ricordare innanzitutto le numerose innovazioni normative che, negli ultimi due anni, hanno interessato la cannabis. Giusto per fare un esempio noto a tutti, ricordiamo il caso dell’Italia che, nel 2017, ha visto l’entrata in vigore della Legge 242/2016, testo normativo che, di fatto, ha reso legale la cannabis a basso contenuto di THC e ad alto CBD.
Oggi come oggi, vari prodotti a base di CBD – tra cui l’olio, utilissimo contro l’ansia – possono essere acquistati sia presso punti vendita online, sia presso diversi negozi fisici.
Il quadro appena citato racchiude un forte salto culturale. La legge sopra ricordata ha infatti scardinato, almeno nel nostro Paese, la visione della cannabis focalizzata unicamente sull’illegalità o su contesti terapeutici aventi al centro patologie gravi come il tumore, il dolore cronico o l’epilessia. Questo, di riflesso, ha dato un forte impulso alla ricerca scientifica.
La sostenibilità
Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei motivi per cui il CBD ha surclassato i fiori di Bach nella mente di chi ha la necessità di affrontare l’ansia. Un aspetto degno di nota riguarda l’alto livello di sostenibilità della cannabis, la pianta di cui il CBD è uno dei principi attivi. Quando la si chiama in causa, è necessario ricordare il suo essere resiliente – ciò significa che è in grado di crescere anche in condizioni avverse – e la capacità di prosperare anche con risorse idriche scarse. L’attenzione all’ambiente è uno dei driver di acquisto principali e la sua centralità è aumentata notevolmente negli ultimi due anni a causa della pandemia, che ci ha portato, come mai prima, a riflettere sull’impatto delle nostre scelte sull’ambiente.
L’effetto placebo
Di fiori di Bach si parla ormai da tanti anni. Comprensibilmente, è alto il numero di studi che li hanno visti al centro dell’attenzione. Nella maggior parte delle situazioni in cui è stata analizzata la loro efficacia in caso di problemi psicologici come l’ansia, i risultati hanno messo in primo piano un effetto placebo. Attenzione: quando lo si chiama in causa, si inquadra un aspetto che ha un ruolo nodale sia nei percorsi terapeutici, sia negli studi scientifici.
Non basta, però, per poter parlare dell’efficacia di un rimedio o di un iter terapeutico. Per poter arrivare alla conclusione appena specificata, è necessario parlare di un miglioramento concreto al di là dell’importantissimo aspetto dell’autoconvincimento.
Nel caso del CBD, i numerosi studi effettuati in pochi anni hanno permesso di apprezzare un effetto che va ben oltre il placebo. Anche in questo caso si può parlare di alcuni limiti, il principale dei quali è il numero esiguo dei campioni che, in molti frangenti, sono stati reclutati dagli esperti.
Nostalgia canaglia
Concludiamo rammentando che, tra i motivi della maggiore attenzione al CBD degli ultimi anni, rientra l’approccio nostalgico di tanti utenti che, anche in età avanzata, hanno iniziato a consumare prodotti a base di cannabis light – p.e. il già citato olio di CBD – anche con lo scopo di richiamare gli effetti della cannabis ad alto contenuto di THC consumata in età giovanile.