Di Francesco Mastrovito:
L’amministrazione comunale di Martina Franca “stecca” sul Documento strategico per il commercio e nessuno corre ai ripari. Intanto aumenta il numero delle attività che chiudono in città e gli imprenditori che preferiscono investire altrove
Porta il numero 140 la delibera con la quale il Consiglio Comunale il 28 dicembre 2018 dà il via libera al nuovo Documento strategico per il commercio. Il provvedimento passa con quindici voti favorevoli ovvero quelli dell’intera maggioranza escluso quello dell’assente consigliera Lasorte, così come assente era e resterà sull’argomento tutta l’intera opposizione.
Redatto dal IV settore (Pianificazione e Sviluppo Territoriale SUE/SUAP) diretto dall’Ingegnere Lorenzo Lacorte, il Documento presenta alcuni punti controversi, come la richiesta di disponibilità di posti auto per chi volesse aprire un’attività nell’area del centro storico o, come stabilito da una pittoresca nota inserita a margine del comma C dell’artico 5, quello relativo allo Sviluppo delle medie strutture di vendita.
Con un volo pindarico o se preferite con un triplo salto mortale con avvitamento, i nostri bravi redattori stabiliscono e gli amministratori approvano che: “In accordo a quanto stabilisce l’art. 6, comma b) del R.R. n. 3/2011, a tutela del principio della concorrenza di interesse dei prodotti alimentari, le medie strutture M2 del tipo alimentare/misto sono autorizzabili a condizione che almeno il 60% della superficie di vendita sia occupata da prodotti non alimentari.”
Peccato che il comma b ecc. ecc. non prevede nulla di tutto ciò ma: “favorire l’equilibrato sviluppo delle diverse tipologie distributive con particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione delle piccole imprese commerciali.”
In pratica, stando così le cose, a Martina Franca non ci sarebbe la possibilità di apertura per attività tipo quelle dei discount presenti nelle città a noi vicine e meta continua di tanti martinesi.
Letto e riletto il Documento, è naturale chiedersi: cosa ha spinto chi a inserire quella nota?
Se lo sono chiesto in tanti e dopo circa due anni, forse se lo è chiesto anche qualcuno dell’Amministrazione comunale, tant’è che in data 01 settembre 2020 viene assegnato all’avvocato Giuseppe Sciscioli un incarico, retribuito con circa 6mila euro, che partendo dalla “formazione in house del personale dipendente sulla normativa europea e regionale in materia di SUAP”, guarda caso finisce con l’approfondire la questione proprio del comma C dell’art. 5 e della sua nota.
E il 5 di novembre del 2020 l’avvocato Sciscioli, redige una relazione (indirizzata al settore SUAP del comune di Martina Franca) con una corposa ed esaustiva esposizione della normativa europea, nazionale e regionale in materia e dopo aver messo in evidenza numerose contraddizioni rispetto alle norme vigenti, mette nero su bianco anche il suo pensiero: “la previsione contenuta nella citata nota in calce all’art. 5 del regolamento non risulta legittima e coerente con l’ampio excursus giuridico trattato e persino contraddittoria con quanto lo stesso Documento Strategico del Commercio stabilisce, in particolare per le medie strutture di vendita.”
Ovvero: quella nota è illegittima.
Sono passati così altri quattro mesi da quando il Documento strategico del commercio è stato approvato, l’incarico è stato liquidato, ma nulla e cambiato e chi vuole fare impresa a Martina Franca è costretto a guardare altrove nonostante lo stesso avvocato Scioscioli, sempre nella sua relazione, affermi: “la difficile attuale congiuntura economica e la perdurante crisi economica, evidenzia maggiormente la necessità e opportunità da parte degli enti pubblici, in questo caso il Comune, che agli operatori economici sia offerta la possibilità di investire anche nell’ambito del commercio al dettaglio e/o ingrosso e, più generalmente, nell’ambito di qualsiasi attività produttiva.”
Nota: Il Documento strategico del commercio, così come previsto, è stato fonte di premialità per chi l’ha redatto; la relazione dell’avvocato Sciscioli, come già detto, è stata liquidata mentre la politica che dovrebbe controllare e provvedere a evitare errori o rimuovere le storture resta silente.