Di Francesco Santoro:
Padre salva la vita al figlio disabile donandogli un rene. La storia arriva da Bari, dove 64 medici e 5 equipe del Policlinico hanno effettuato il trapianto. A dare la notizia sono i responsabili della struttura ospedaliera. «Il giovane con un’insufficienza renale, affetto da un deficit cognitivo grave associato a sordità e cecità e con una fortissima fobia degli aghi, è stato sottoposto a un delicatissimo trapianto di rene da vivente. Si tratta di uno dei primi casi in Italia di trapianto su una persona con grave disabilità- si legge in una nota stampa-. Il ragazzo, seguito prima a Roma, era approdato successivamente al Policlinico di Bari dove aveva cominciato il trattamento dialitico. Ma la fobia degli aghi – il ragazzo, che interagisce con il mondo esterno attraverso il tatto, è in grado di sentire l’avvicinarsi di un ago – ha reso indispensabile procedere con il trapianto»
Anestesisti, rianimatori, urologi, immunologi e nefrologi hanno garantito il buon esito dell’intervento. «Proprio a causa dell’intolleranza agli aghi, il ragazzo è stato addormentato e tenuto in narcosi per quattro giorni e ricoverato in rianimazione. Sottoposto a trapianto di rene, donato dal papà, il 20enne si è risvegliato e sta bene. E, a sorpresa dopo l’intervento, sembra adesso tollerare meglio gli aghi e i prelievi. A breve sarà dimesso dall’ospedale e potrà tornare a casa» fanno sapere dalla struttura sanitaria barese.
Il coordinatore del Centro regionale trapianti, nonché direttore del reparto di Nefrologia del Policlinico, Loreto Gesualdo, parla di «evento eccezionale. Si tratta di uno dei pochi trapianti su una persona disabile sordo-cieca fatti nel mondo, sono casi rarissimi. Siamo molto emozionati e orgogliosi di aver offerto a questo ragazzo una speranza di vita. Vogliamo celebrare questo risultato alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità che ricorre il 3 dicembre con un messaggio forte di rispetto- prosegue Gesualdo-: il giovane paziente è una persona, non un disabile, un malato che merita di essere trattato come chiunque altro e di ricevere anche lui un trapianto. Oltre allo straordinario impegno di tutto il Policlinico, a rendere possibile l’intervento è stato il forte amore della famiglia e del papà che pur di vedere il figlio soffrire meno ha offerto una parte di se stesso».