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L’illusione della didattica a distanza, sono aumentati i diversamente abili Intervento

cellulare e pc

Di Vito Piepoli:

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità ha costituito un punto di forza della scuola italiana, che vuole essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale.
La piena inclusione degli alunni con disabilità è un obiettivo che la scuola dell’autonomia ha perseguito attraverso una intensa e articolata progettualità.
Che cosa si verifica invece oggi con la Didattica a Distanza (DAD), in tempi di Coronavirus, vale ancora questo discorso?
Direi di no, e sono pure aumentati. La DAD ne crea di ulteriori, a prescindere dalle loro abilità funzionali. Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola, scrive su Italia Oggi in merito alla DAD : “Così come si presenta ora è un rimedio che, come direbbe don Milani, ‘cura i sani e trascura i malati’”.
Ma noi diremmo ancora di più, fa peggio : cura i sani, trascura i malati, aumenta il numero dei disabili, perché a quelli reali, aggiunge quelli virtuali. Chi sono costoro ? Le connessioni online, là dove si realizzano, vanno su e giù, o sono lente.
I disabili virtuali del momento, sono quelli che a priori non dispongono di necessaria strumentazione. Ma poi anche tutti gli altri potrebbero esserlo, potenzialmente e a posteriori, tutti coloro che si connettono o che tentano di farlo. Se ne accorgono di esserlo solo quando gli capita online di incontrare difficoltà di vario genere e di perdere tempo, e di rinunciarvi.
Il loro numero muta, da giorno a giorno, da ora ad ora, da istante ad istante, in balia della loro connessione, se hanno avuto la fortuna di averla e di continuare ad averla, se le condizioni economiche della loro famiglia glielo permette, e ancora, visto che il lavoro dei loro genitori è continuamente minato di questi tempi.
Tirando le somme quindi ci sono gli alunni con disabilità reale, presenti dagli inizi dell’anno scolastico, bisognosi non più solo di insegnante di sostegno ma anche di computer e connessione che senza l’insegnante è difficile che possa essere usato autonomamente; che continuano ad essere tali, anzi ancor più disabili, considerando che hanno più bisogni.
Poi tutti gli alunni che non dispongono del tutto di apparecchiature per la DAD o non sono efficienti come dovrebbero, aggiungendo difficoltà di uso.
A questa situazione fa riscontro l’istituzione scolastica e tutti gli insegnanti totalmente lanciati in un’opera di collegamento virtuale, che seppur meritoria, dimentica o pare dimenticare, gli ultimi.
Almeno fino ad ora, forse un domani se ne renderà conto e si fermerà, fermerà la deriva. In classe era più semplice rendersi conto degli assenti, e quando il loro numero era rilevante, non si spiegava un nuovo argomento e ci si esercitava nel ripasso. In una classe virtuale questo non sta succedendo. Forse perché il mondo virtuale ha un’altra dimensione, da cui nessuno è escluso e tutti ci cascano.
“L’uomo occidentale è sempre più altrove – connesso nella nebbia – e sempre meno ancorato al corpo e alle sue sensazioni profonde”, la frase è dello psicanalista René Spitz.


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