Di Nino Sangerardi:
“Acqua deserti e monsoni. Dall’oceano indiano all’Himalaya”.E’ la mostra ideata e organizzata dal fotografo professionista Gaetano Plasmati,in viaggio da più anni in città e paesi e luoghi di India e Asia. Un cammino culturale e socialmente utile per documentare gli effetti del cambiamento climatico.Iniziativa che è degna parte delll’International year of water cooperation :UN Water è un organismo sopranazionale che coordina 31 Gruppi delle Nazioni Unite(Fao,Unisco,Unicef,Unchr…) e si occupa delle questioni legate alla difficoltà nel reperimento e utilizzo delle risorse idriche nel mondo.
“L’emergenza idrica in Sri Lanka—racconta Plasmati—è un esempio di come le precipitazioni anomale sono all’origine di importanti mobilitazioni delle persone e in diversi casi di migrazioni interne o fuori dai confini nazionali. Problema che riguarda, da molti anni, gran parte dell’Asia dove lunghi periodi di siccità si alternano a tempeste devastanti”.E per quanto riguarda l’India ? Plasmati risponde così:”Idem in Kerala e Maharashtra : piogge monsoniche hanno causato la fuga di milioni di persone,provocando anche centinaia di morti. Il 12% della popolazione,ovvero città come Bangalore,Delhi,Hydrabad,Chemmai)sta già affrontando lo scenario del Day Zero in cui la maggior parte delle forniture idriche si è completamente fermata. A un passo dalla catastrofe.
Ugualmente il Nepal non è esente dalle modificazioni climatiche. La fusione dei ghiacciai raggiunge ormai altitudini sempre più elevate nella catena dell’Himalaya minacciando le popolazioni che vivono a valle. Conseguenza dell’aumento della temperatura media è la comparsa di laghi glaciali,generati e alimentati proprio dallo scioglimento dei ghiacciai. Più questi laghi crescono più rischiano di provocare smottamenti e inondazioni. Quindi vengono colpiti agricoltura, alimentazione e economie locali”.
Il percorso fotografico termina,per ora, ai piedi degli ottomila metri del massiccio dell’Annapurna nei pressi di Pokhara. “Lo scenario—rileva Plasmati—è apocalittico.Per scongiurare la catastrofe ambientale non abbiamo ancora la consapevolezza e la determinazione in un reale cambiamento. In questo nostro semplice viaggio di documentazione sono ben evidenti gli impatti disastrosi dell’uomo sull’ambiente ma anche l’abilità innata nell’essere umano di sopravvivere e innovare. E’ questa la strada da percorrere,ma non c’è ancora quell’impegno sostanziale nel salvare l’importante ecosistema,da cui noi tutti dipendiamo”.
(foto: Gaetano Plasmati)