—Senato: il governo ha approvato all’unanimità il progetto di riforma costituzionale "Grandissima svolta istituzionale" dice Renzi. Ma sarà il parlamento a stabilirlo

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1. C’è qualcosa che mi sfugge in questo decreto costituzionale. Il senato delle autonomie ha certe competenze sia in materia legislativa sia di parere su leggi prodotte dalla camera dei deputati. Quindi dovrà riunirsi con una certa frequenza (se vuole lavorare seriamente). I componenti del senato allora soggiorneranno parecchi giorni l’anno a Roma (o no? lavoreranno on line?).
   1) Avranno diritto a rimborso spese a piè di lista?
   2) Come concilieranno il loro lavoro in sede regionale o come sindaci di città capoluogo?
   Ho l’impressione che ci si sia mossi in modo raffazzonato o forse con un disegno ben preciso: svuotare progressivamente le camere e dare un forte potere al presidente del consiglio. Si sta viaggiando velocemente verso una qualche forma di repubblica diretta da un solo uomo (o donna)?

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   1. Grazie per il suo intervento. Le perplessità sono quelle di una non irrilevante quantità di persone, perplesse ad esempio sulla modalità con cui si è andati all’attacco di questa legge di rilievo costituzionale. Propoosta dal governo poi. Come ha detto non una a caso, ma proprio un ministro, è irrituale. Il rinnovamentismo (mi si passi il termine) di queste ultime settimane o è fatto in maniera assolutamente disorganizzata e tanto per far vedere, a due mesi dalle elezioni, che siamo bravi a fare tutto e subito (ma a proposito, i posti di lavoro nuovi dove sono? E le tasse abbassate? E i debiti della pubblica amministrazione? Eccetera) oppure è tutto già stato disegnato e Renzi lo sta eseguendo. In questo secondo caso mi preoccuperei perché uno squilibrio fra rappresentanza e governabilità a favore di quest’ultima sarebbe davvero pericoloso. Non andrebbe bene neanche lo squilibrio al contrario, naturalmente. Ma l’acelerata sul Senato, nel modo che lei ha perfettamente descritto riguardo agli eventuali effetti, ha qualcosa che non quadra. Speriamo che adesso non ci venga a dire pure di stare sereni, sa com’è. (agostino quero)

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