I biologi nutrizionisti non ci stanno. Loro, qualificati per la prescrizione delle diete, non vogliono assistere inermi al proliferare di professionisti (o anche no, addirittura) che, specializzati in altri campi, si mettono a indicare la nutrizione della gente. Che magari sta pure ad ascoltare e rischia di andare incontro a diete inadatte se non dannose. Magari, i biologi nutrizionisti attenderebbero una più “aggressiva” tutela da parte dell’Ordine professionale ma, visto che risultati di tutela non ne sono percepiti da molti di questi biologi, sono numerosi quelli che hanno deciso di rafforzare l’impegno per contrastare quanto considerato autentico abusivismo. Ad esempio, in Puglia si registra un gruppo con tanto di profilo social network, che conta oltre seicento iscritti. Oltre alle iniziative sulle rispettive attività professionali, c’è il pressoché continuo richiamo a leggi, regolamenti e simili, per rammentare che loro sono abilitati alla prescrizione di diete e non altri, vedi casi (laddove non abbiano anche il titolo specifico) di titolari di palestre o farmacisti o casalinghe disperate varie o venditori multilevel di beveroni. Il richiamo alla cittadinanza è chiaro nell’interesse stesso, della cittadinanza: c’è bisogno di una dieta? Venite da noi o dagli altri professionisti realmente abilitati (ad esempio il dietista) senza ricorrere a soluzioni di dubbia credibilità oltre che non riconosciute, legge alla mano. Alle istituzioni, anche, un richiamo: negli ospedali, non un biologo nutrizionista che sia uno, assunto per concorso. Le aziende sanitarie locali non sono interessate a queste (necessarie) professionalità per la cura dei malati? Anche alle forze dell’ordine, la segnalazione di quanto sia necessario il contrasto all’abusivismo.