Di Augusto Ressa*
L’irresistibile attrazione delle merci.
I mercati rionali e quelli comunali oltre a costituire il luogo di vendita delle merci a basso costo rispetto a quello praticato dalle botteghe, svolgendo così un ruolo sociale di non secondaria importanza specie in tempi di crisi economica e di inflazione come quelli attuali, rappresentano da tempo un’attrazione turistica rilevante, al punto che molte città si sono dotate di una mappa dei mercati fissi e settimanali, da inserire fra le mete dei viaggiatori, insieme ai musei e i monumenti. Particolarmente vivo è l’interesse per i mercati di generi alimentari, che promuovono i prodotti tipici del territorio, proponendo in loco anche degustazioni, oltre che l’acquisto delle merci. Le capitali europee sono famose per i mercati specializzati nei generi più disparati. Non si può visitare Londra senza una visita con degustazione a Borough Market, o Parigi senza immergersi fra i colori e i profumi del Mercato des Enfants Rouges, nel cuore del Marais. Città italiane come Torino e Firenze sono famose anche per i Mercati Centrali, inseriti in antiche strutture ottocentesche in ferro e vetro, di recente rinnovate, dove sono presenti chioschi dove provare le ricette locali con prodotti a chilometro zero. Alcuni mercati sono veri e propri monumenti, come il mercato del Pesce di Venezia, o assumono un valore identitario come la Vucciria di Palermo. Taranto dovrebbe a mio avviso dare risalto ai propri mercati, prendendo spunto dalle città italiane di mare, come Napoli, che ha messo in rete queste attività commerciali, avendone compreso da tempo l’attrattività anche in termini turistici. Basti pensare al mercato rionale ortofrutticolo e di merce varia della Pignasecca e quello di Porta Nolana, specializzato nel pesce, senza contare il famoso mercato di San Gregorio Armeno, la via dei presepi, aperto tutto l’anno. Taranto disponeva nel Borgo ottocentesco di uno spazio mercatale, la cosiddetta Piazza Coperta, originariamente organizzata sotto eleganti pensiline in ferro e ghisa, ora purtroppo trasformato in un triste parcheggio auto. Quello spazio svolgeva un ruolo di legante sociale fra la popolazione della città nuova e contemporaneamente consentiva la conoscenza dello stretto rapporto fra la città a la campagna di una vasta area geografica attraverso i prodotti tipici. I mercati attuali a Taranto non sono strutturati, a mio avviso, per valorizzare appieno le merci e attrarre il turismo, né sembrano svolgere una funzione di promozione dei prodotti tipici. Penso ad esempio al mercato dei prodotti ittici, che dovrebbe costituire un fiore all’occhiello della nostra città, un tempo famosa per i suoi frutti di mare, tutt’ora eccellenti, al punto che di recente è stata avviata un’azione per la valorizzazione della cozza tarantina, nota in tutto il mondo. Ma a Taranto un mercato del pesce moderno e strutturato anche per un turismo gastronomico, magari nella Città Vecchia, purtroppo ancora non c’è. Ed è un vero peccato.
*architetto
(foto fornita da Augusto Ressa: Taranto, mercato del pesce)